Il format delazione usato anche per l’evasione
Non sarà lockdown ma si avvicina. C’è aria di chiusura. Sentiment del Governo e delle Regioni. A gara. Per stare dalla parte del sicuro sono corso a tagliarmi i capelli. Allarmato dall’imbottigliamento di marzo. I provvedimenti fatico scrutarli dalla parte della logica consequenziale. Limiti, soglie, orari, categorie. Nipotine e nipotini di una matematica dei numeri primi. Quelli che per “primi” saltano in mente. La soglia di 6 persone in casa è impostata dal numero di sedie intorno al tavolo, in sala da pranzo, del Ministro o del capo dei virologi? E perché non 7 o 5? L’orticaria è lievitata nel sentire il titolare del dicastero della Sanità, dire che conta sulle segnalazioni dei cittadini, di coloro che non rispetteranno i ritrovi famigliari dal numero perfetto. Una fitta rete di spioni davanti ai vetri appannati dall’inverno rigido che scruteranno, nascosti dietro le persiane, se Giuanin, il vicino già rompipalle di suo, è pure così manigoldo da intruppare nel pranzo domenicale nonna Maria che festeggia il compleanno. Non mi è chiaro, arrivati sin qui, quello che le comari dovrebbero fare. Spifferare l’efferata violazione al Ministro? Ai carabinieri? Ai vigili urbani, che quando servono non ci sono mai? O al sindaco virologo, nipote della bella gioventù?
Innestare l’esercizio della delazione, del pissi pissi come pratica normale, tra gli italiani che notoriamente vivono sulle angosce irrisolte delle invidie, professionali, della bella famiglia, della ricchezza, della macchina da 60 mila euro, sono un bingo time perfetto, a orologeria compulsiva, in grado di deflagrare il fragile equilibrio sociale. Un format provato anche per l’evasione fiscale. Telefonate anonime con in dote segnalazioni che per lo più grondavano di odio, di rivalsa, verso chi, secondo i delatori, faceva una bella vita senza pagare un soldo di tasse. Da lì a far partire il meccanismo giudiziario contorto e senza scampo è quisquilia. Distruggendo la reputazione di persone ritenute “presunti innocenti”.
MAURIZIO GUANDALINI
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