Trump contro Biden La prima sfida in tivù
Se sono veri i numeri rivelati domenica dal New York Times, gli affari di Donald Trump vanno così male che per 10 anni non ha pagato tasse e nel 2016, quando era già presidente, ha dato al fisco meno di un maestro elementare, come ha osservato sarcastico il suo avversario Joe Biden, ossia 750 dollari. A dispetto dell’immagine di imprenditore di successo che liquida i propri avversari bollandoli come loser, perdenti, The Donald avrebbe inanellato fallimenti e flop uno dietro l’altro. Con un’unica eccezione, lo show tv The Apprentice che all’inizio degli anni 2000 gli ha fatto incassare centinaia di milioni di dollari e ha forgiato l’immagine mediatica del vincente. Contando quindi sul suo indubbio istinto di animale televisivo, Trump si appresta ad affrontare domani sera, alle 3 ora italiana, il primo dei tre faccia faccia televisivi con il democratico Joe Biden. Alla vigilia i sondaggi danno la strada da qui alle elezioni del 3 novembre decisamente in salita per Trump: dieci punti lo dividono dal candidato dem, con il presidente in carica al 44% e il contendente al 54%. Ma 36 giorni sono tanti e molto può ancora succedere.
E il fatto che la partita si giochi anche nell’arena televisiva, secondo gli esperti non sembra favorire il pacato Joe Biden, Sleepy Joe come lo chiama l’avversario. Il dibattito tv, che sarà trasmesso dalle emittenti Cnn, Fox News, Cbs, Abc, C-Span, Nbc, Msnbc e dal sito del The New York Tim si terrà a Cleveland, Ohio, presso la Case Western Reserve University. Inizierà alle 21 e si concluderà alle 22.30 e sarà moderato da Chris Wallace, lo storico anchorman della conservatrice Fox News molto poco amato da Trump che lo ha già accusato preventivamente nei giorni scorsi di comportamento scorretto. Durerà 90 minuti, diviso in sei differenti macroargomenti: la storia di Trump e di Biden, il caso della Corte Suprema che con l’ingresso della giudice iperconservatrice Amy Coney Barrett scelta da Trump sarà decisiva nella fase postelettorale la disastrosa gestione della pandemia Covid-19, lo stato dell’economia, le violenze razziali in diverse città americane e l’integrità del voto. Ogni candidato avrà due minuti per rispondere alla domanda iniziale del moderatore e poi potrà replicare a quella dell’avversario. Il dibattito di domani sarà il primo di quattro: il secondo, il 7 ottobre, sarà tra il vice presidente Mike Pence e la candidata alla vice presidenza Kamala Harris. Gli altri due dibattiti tra Trump e Biden sono fissati poi per il 15 e il 22 ottobre.
Joe Biden si presenterà forte dello scoop del New York Times e dell’endorsement del Washington Post (che ha definito Trump il peggiore presidente di sempre) e di decine e decine di ore di allenamento cui si è sottoposto con l’aiuto di un gruppo ristretto di consiglieri che lo hanno bersagliato di domande. Punta a presentarsi «come una persona competente e aggiornata sulle diverse tematiche, che avrà davanti a sé un uomo che sostiene di non essersi neanche preparato per il dibattito».
A seguire Donald Trump il suo legale Rudy Giuliani e l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie. Trump è tornato a sfoderare l’arma del test antidroga prima e dopo il dibattito, per spazzare via – così ha ripetuto ancora una volta – ogni sospetto di assunzione di sostanze stupefacenti da parte di Biden, protagonista – secondo lui – di prestazioni tanto irregolari nel corso dei vari dibattiti democratici da alimentare le voci sul suo conto.
Molti elettori americani comunque hanno già deciso senza aver visto il confronto: come riporta Politico, quasi un milione di americani ha già espresso il voto. E, sottolinea ancora il sito americano specializzato in informazione politica, in un paio di stati chiave, quelli che decideranno le sorti del duello elettorale, si è registrato un consistente aumento delle percentuali del voto in anticipo. Un voto che evidentemente Trumo teme visto che ha cercato di ostacolarlo in ogni modo: «Le schede elettorali che vengono restituite agli Stati non possono essere contate con accuratezza. Molte cose stanno già andando molto male» diceva ancora ieri su twitter. Il punto è che secondo molti osservatori, la facilità del voto postale potrebbe facilitare più che in passato l’elettorato afroamericano, non molto favorevole a Trump.
P:R.
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