Migranti
11:18 pm, 23 Settembre 20 calendario

Migranti, “patto” Ue la solidarietà è obbligatoria

Di: Redazione Metronews
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La via era lastricata di buone intenzioni, ma si è scontrata con le barricate dei paesi del blocco di Visegrad che hanno rispedito al mittente la proposta della Commissione europea sulla gestione dei flussi migratori. 
Una proposta che cerca la mediazione e che per questo è invisa anche dalle Ong. Ecco cosa commenta Oxfam: «È un nuovo passo falso nella direzione sbagliata». Ad esempio sul tema dei ricollocamenti dei migranti dagli Stati di primo arrivo, come l’Italia, l’adesione degli altri Paesi membri resta su base volontaria, trattandosi di un progetto di riforma che definisce un indirizzo generale. Per il premier Conte è «un passo importante verso una politica migratoria dell’Unione europea». Vediamo nel dettaglio cosa contiene il pacchetto presentato oggi. 
Ricollocamento
Non è prevista una redistribuzione obbligatoria, ma un sistema in cui i paesi membri dell’Unione europea possano scegliere se ricollocare i richiedenti asilo o pagare per rimpatriare chi sicuramente non ha diritto a rimanere su suolo dell’Ue. Una proposta che, di fatto, sposta l’asse dell’approccio alla questione dai ricollocamenti all’interno dell’Ue ai rimpatri nei paesi terzi. 
Punti di accesso
Il primo passaggio è quello relativo agli arrivi. A questo proposito, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha spiegato che ci sarà uno screening obbligatorio in tutti i punti di accesso all’Ue e che questo iter dovrà durare al massimo cinque giorni. Lo screening prevede una registrazione in Eurodac, la banca dati dell’Ue di impronte digitali dove si può vedere anche, ad esempio, se la persona è già stata in Europa e se c’è già stata una decisione che lo riguarda. Inoltre, nella fase di screening ci saranno controlli sanitari e di sicurezza e si prenderà la decisione sul paese responsabile per la domanda e su quali siano le procedure a cui sottoporla. Ad esempio, «se questa persona ha collegamenti in un altro Stato membro, perchè ha fratelli o perchè ha lavorato e studiato in quel paese, quel paese sarà responsabile della domanda», ha detto Johansson. «Se arriva da un paese con un basso tasso di riconoscimento, non ha figli minori, non ha esigenze di salute, non è un minore non accompagnato, questa persona avrà la procedura di frontiera» che si svolgerà più velocemente. «E la decisione sul rimpatrio dovrà avvenire nel giro di 12 settimane», ha spiegato.
Rimpatri
Il secondo èquello relativo ai rimpatri e ai ricollocamenti. Il sistema delineato dal nuovo Patto si basa non su ricollocamenti obbligatori, ma sulla scelta dei singoli Stati membri di come mostrare solidarietà a chi è più sotto stress. Per questo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che il punto non è più «se i paesi dell’Ue mostreranno solidarietà, ma come la mostreranno». Tre sono gli scenari possibili, secondo l’esecutivo europeo. Quello degli sbarchi, quello di situazioni di pressione su uno Stato membro, quello delle crisi come quella del 2015 conseguente alla guerra in Siria. Di fatto, se uno Stato membro si trova in una di queste situazioni, potrà chiedere alla Commissione europea di attivare il meccanismo di solidarietà. La Commissione valuterà la richiesta avanzata da quello Stato e deciderà l’attivazione del meccanismo e stabilirà quante persone devono essere ridistribuite in altri Stati membri per aiutare il paese richiedente. Il ricollocamento viene definito rispetto a delle percentuali in base al Pil (50 per cento) e alla popolazione (50 per cento) di ogni paese. Ma, non essendo obbligatorio, gli Stati membri potranno scegliere fra tre strade: ricollocare nel proprio territorio, secondo delle quote, i migranti irregolari che richiedono asilo e che sono arrivati nel paese che ha chiesto solidarietà; prendersi la responsabilità  economica del rimpatrio, la sponsorizzazione dei rimpatri, di quanti è stato accertato che non hanno diritto alla protezione internazionale; dare un contributo finanziario o di altro genere, come inviare guardie di frontiera. Chi ha optato per la sponsorizzazione dei rimpatri, ha otto mesi di tempo per farlo. Se non riesce, dopo 8 mesi, dovrà ricollocare sul proprio territorio i migranti.
Un palazzo a tre piani
Presentando il Patto il vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha utilizzato l’immagine di una casa a tre piani, fatta di partenariati con i paesi di origine e di transito (primo piano), di una gestione forte delle frontiere esterne (secondo piano) e di regole interne per dare forma alla solidarietà tra paesi Ue (terzo piano). Di fatto, quindi, la parte essenziale per effettuare i rimpatri sarà proprio il ‘primo piano’, quello dei partenariati e degli accordi con i paesi terzi. Su questo, Schinas ha spiegato che l’esecutivo europeo lavorerà “a monte”, anche per aiutare i paesi terzi sia nel loro sviluppo, così che garantiscano ai loro popoli migliori opportunità di vita, sia nella lotta al modello dei trafficanti di esseri umani. 
 
 
 

23 Settembre 2020
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