Virus, l’effetto freezer ha congelato il terziario
C’è un caso Europa. La pandemia nel Vecchio Continente gira velocemente. Troppi casi. Di più rispetto marzo. L’altolà dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è un invito a darsi una sveglia. Perché in ottobre e novembre aumenteranno i morti. Segnali che la convivenza con il virus è a parole. E che l’allarmismo foraggiato quotidianamente sta attorcigliando quel poco di dinamismo necessario per non pensarci più di tanto e rimettere a correre l’economia. Milano, nonostante gli sforzi di ripresa, è irriconoscibile.
La locomotiva d’Italia è sotto shock e l’effetto freezer congela il terziario e quindi i servizi che sono l’humus della città. Lo stesso è per Roma, privata del turismo internazionale è imbambolata sotto il cupolone, alla ricerca di un nuovo ordine che stenta a definirsi. Meno male la scuola ha smosso. Ma tanti giovani, soprattutto del centro-sud, che hanno lasciato le grandi città del Nord nel transito del lockdown non torneranno indietro. Meglio starsene in casa dai genitori che rischiare il virus per qualche spicciolo. E così soffrono i bar, le tavole calde, le case in affitto, i trasporti, gli alberghi quel movimento che alimenta il Pil. La sfida avviene in un monolocale. L’economia americana è scesa solo del 3,7%, vuol dire che la ripresa è stata più veloce del previsto. In Cina addirittura, nel secondo trimestre, c’è stato un picco del +3,2%. Merito del riavvio dell’industria e del balzo dell’export. L’idea del modello smart working per tutti, che può valere per le aziende del web e dintorni, non è la soluzione. Perché antitesi perfetta alla normalità e alla convivenza con il virus. I più audaci stanno addirittura intessendo un processo alla globalizzazione, prima colpevole del coronavirus. Fatico a comprendere il nesso dei valori negativi quando sono usciti dalla povertà miliardi di persone. Il modello globalizzazione è quello che meglio dimostra la misura delle relazioni, della società aperta. Che se preso da esempio dalla Sanità, durante il virus, non staremmo qui ad arrancare.
MAURIZIO GUANDALINI
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