Scuola, “rischio necessario”
Oggi è ufficialmente iniziata «la distribuzione di mascherine e gel igienizzante presso le istituzioni scolastiche. Le consegne saranno effettuate presso la sede principale dell’istituzione scolastica nelle seguenti fasce orarie: 08.00-13.00/14.00-18.00». E’ una delle poche certezze, comunicata ai dirigenti scolastici e agli uffici scolastici regionali dal capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, a poco più di due settimane dall’inizio della scuola, il 14 settembre. Presunto inizio, perché al di là delle differenze regionali (In Alto Adife si ricomincia il 7, stessa data in Lombardia per le scuole dell’infanzia, il 22 in Sardegna, il 24 in Puglia e Calabria), nulla sembra essere scontato: il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha deciso proprio oggi di posticipare a dopo le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre la riapertura delle scuole, quindi al 24. Come lui la pensano la maggior parte dei sindaci della Campania, non quello di Napoli De Magistris, che hanno scritto al presidente della Regione De Luca e alla ministra dell’istruzione Azzolina per posticipare la riapertura delle scuole tenendo conto le difficoltà a reperire spazi e allestimenti idonei delle scuole al distanziamento sociale. Inoltre «Pensiamo non abbia senso interrompere le lezioni dopo meno di una settimana – scrive il presidente dell’Anci Campania, Carlo Marino- senza contare il raddoppio delle spese di sanificazione e igienizzazione deilocali scolastici, che graveranno prevalentemente sui bilanci comunali».
Trasporti e distanziamento. I nodi cruciali riguardano ancora le norme di distanziamento realisticamente applicabili negli istituti e nei trasporti. A molti presidenti di Regione non è piaciuta la proposta della Ministra alle Infrastrutture De Micheli di considerare congiunti e quindi avvicinabili sotto il metro i compagni di classe e i colleghi di lavoro, cosa che consentirebbe di riempire di più i mezzi pubblici. «Un escamotage e non una soluzione» secondo il presidente della Lombardia Attilio Fontana.
Sul nodo trasporti il ministero dei trasporti si è preso qualche giorno di tempo per valutare possibili correttivi sulla base delle valutazioni del Comitato Tecnico Scientifico che ieri ha parlato per bocca di Agostino Miozzo alla Commissione Istruzione della Camera: «Con la riapertura della scuola potrebbe esserci un lieve incremento dell’indice di trasmissione: come sta avvenendo all’estero» ha ammesso, precisando poi che le indicazioni per i bambini dai 6 ai 10 anni sono di indossare la mascherina nel movimento da casa a scuola, all’entrata di scuola e nel movimento fino in classe. «Quando sono al banco, se sono distanziati di almeno un metro, non devono indossarla». Mascherina obbligatoria per tutti gli operatori scolastici, per i quali si sta valutando «un tipo di mascherina per gli operatori con una parte trasparente al centro, per consentire ai ragazzi di visualizzare il movimento labiale dell’insegnante». Confermata la scelta di affidare la misurazione della temperatura ai genitori, per evitare zone grigie di contagio nel trasferimento da casa a scuola e assembramenti all’ingresso degli istituti scolastici.
Scuolabus pieno solo per 15 minuti. «Per quanto riguarda il tpl ,- ha aggiunto Miozzo-abbiamo dato indicazioni sulla riorganizzazione degli orari di ingresso e uscita a scuola e suggerito i dispencer di igienizzanti a bordo. Questo porta a rendere compatibile un uso adeguato al trasporto pubblico destinato ai ragazzi e alle strutture» mentre «lo scuolabus potrà avere una occupazione massima solo per 15 minuti, altrimenti si alza il rischio».
Test sierologici flop anzi no. Una questione spinosa è quella dei test sierologici per i due milioni di lavoratori della scuola, che non sono obbligatori (Miozzo ha detto che per lui era meglio che fossero) e all’inizio un terzo pare si rifiutasse di sottoporsi all’esame: «Il test al momento è facoltativo. La responsabilità di far entrare in classe un docente potenzialmente positivo non è del preside -dice Antonello Giannelli presidente dell’Associazione Nazionale Presidi – Ma auspico che tutti si sottopongano al test per un senso civico. Posso ipotizzare che in alcune regioni ci sia anche un problema di comunicazione ai medici di famiglia. Diciamo che non sono state date le stesse indicazioni a tutte le regioni». In effetti tra kit non arrivati, medici di famiglia che rinviano i docenti alle ats e riluttanti (pare un terzo degli insegnanti), la situazione resta, tanto per cambiare, confusa. Ad oggi solo il 50% dei medici hanno risposto alla chiamata dicendosi disponibili ad effettuare i test (test effettuati ad oggi su 10 mila insegnanti, circa il 10% del totale). Gli altri si sarebbero rifiutati parlando di rischi, dell’eccessivo carico di lavoro e della mancanza di un corrispettivo economico, secondo quanto dichiarato dal segretario generale della Cgil Christian Ferrari. Ma pare che negli utlimi due giorni si sia verificata un’inversione di tendenza. «In pochi giorni il dato del rifiuto si è dimezzato, è rimasto solo un 15% degli
operatori a non accettare l’appuntamento». Lo riferisce Silvestro
Scotti, segretario generale della Federazione italiana dei medici di
medicina generale (Fimmg) .
Caso fragili. «Sono centinaia in Veneto i docenti, e non mancano numerosi impiegati amministrativi, che chiedono di non rientrare a scuola a settembre perché “lavoratori fragili”. Si va da chi soffre di asma e allergie a chi sta completando cicli di chemioterapia, dalle patologie più blande alle malattie croniche. Certo è che la questione rischia di creare nuovi problemi al sempre più complesso ritorno alla normalità». Lo ha detto il governatore Luca Zaia, confermato dalla Cgil scuola: «Non dimentichiamo oi che l’età media è sopra i 55 anni e che per fragilità si intende anche un diabete o una malattia passata che ha però ha debilitato il fisico. Non vogliamo sabotare ma nemmeno piegarci ad abbassare il tempo a scuola, la qualita’, la didattica» dice Marta Viotto, responsabile Scuola della Cgil del Veneto. Ma la questione dei docenti fragili riguarda tutte le regioni.
Via libera alle linee guida sulla gesione dei casi Covid a scuola. Intanto oggi le Regioni hanno dato via libera alle «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia» predisposte dai vari ministeri. Non basterà un singolo caso per chiudere una scuola. La Asl valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti nelle ultime 48 ore. Ad ogni scuola viene poi chiesto di nominare un referente Covid-19, che farà da anello di congiunzione con le Asl e verrà formato sulle procedure da seguire. Al referente saranno segnalati i casi di alunni sintomatici. Inoltre, il suo compito sarà quello di controllare eventuali “assenze elevate” (sopra al 40%) di studenti in una singola classe. Le Regioni hanno chiesto che nei servizi educativi per l’infanzia la didattica possa svolgersi a gruppi stabili, rimettendo ai singoli istituti la valutazione sulla loro dimensione. Domani in Conferenza unificata ci sara’ il via libero definitivo.
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