orsi
10:09 am, 22 Agosto 20 calendario

Via anche il radiocollare Ora M49 è tornato libero

Di: Redazione Metronews
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Il radiocollare che inviava ai forestali la sua posizione è stato perso o forse l’animale è riuscito a strapparselo.  Sta di fatto che l’orso M49 è ritornato completamente libero.Il plantigrado di quasi 4 anni dal peso di 170 kg, considerato molto problematico, è tornato in piena libertà come lo scorso anno quando fuggì per la prima volta dal recinto dove era stato rinchiuso. L’orso M49 torna ad essere il plantigrado più ricercato d’Europa. Nell’ultima settimana l’animale era stato localizzato nella zona del Lagorai tra Val di Fiemme e Valsugana, precisamente nell’area di passo Cinque Croci in Val di Ciotto. La sua posizione era stata confermata tre giorni fa nei pressi di Malga Val Ciotto. Ora senza segnale radio il monitoraggio sarà molto più difficile e proseguirà sull’analisi degli indici di presenza, ovvero eventuali aggressioni ad animali, avvistamenti o danneggiamenti a pascoli. L’orso M49 – soprannominato ‘M49-Papillon’ dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, da sempre contrario all’abbattimento – la notte del 27 luglio scorso era riuscito a scappare per la seconda volta dal centro faunistico del Casteller nella periferia di Trento. Il plantigrado ha superato la barriera distruggendo la rete elettrosaldata piegando l’inferriata dello spessore di 12 millimetri fino a ricavarne un’apertura sufficiente per scivolare all’esterno. La sua permanenza sotto gli occhi delle telecamere del centro faunistico era durata 90 giorni esatti.
Marzola. Nei primi giorni si era rifugiato tra i boschi della Marzola, la montagna che si trova tra il capoluogo trentino e la Valsugana. Quella dell’orso M49 è una lunga storia a puntate che ha occupato per giorni e settimane pagine interne dei quotidiani nazionali e lunghi servizi televisivi dedicati oltre ad essere stata la vicenda più seguita in Italia prima della crisi di Governo dell’agosto 2019, La ‘M49 story’ era iniziata in una notte d’estate dello scorso anno, quella tra domenica 14 e lunedì 15 luglio. Catturato dal personale del Corpo Forestale Trentino mediante trappole tra i boschi di Val San Valentino in Val Rendena, l’orso era stato portato al Casteler. Dopo essere stato rinchiuso, attorno alle ore 3 della notte, tolto il radiocollare da parte degli addetti, M49 dopo circa due ore riuscì a fuggire scavalcando la recinzione elettrificata da 7.000 volt certificata dal ministero e dall’Ispra. Per diverse settimane era stato ‘foto-trappolato’ sulla Marzola. Il governatore trentino Maurizio Fugatti era intervenuto con l’ordinanza che prevedeva anche l’abbattimento nel caso di pericolosità per l’uomo. Immediate erano state le polemiche con gli animalisti sul piede di guerra che avevano chiesto l’intervento anche del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Col trascorrere dei giorni gli avvistamenti dell’orso M49 diventavano sempre più rari. Un anno fa i suoi spostamenti, seppur silenziosi perché non lasciavano particolari tracce di ‘pasti’, iniziavano a farsi più frequenti, dalla Vigolana alla valle di Cembra fino all’Alto Adige. La vigilia di Ferragosto di un anno fa alcuni cacciatori di Faedo avevano segnalato ai forestali altoatesini orme di orso nel fango. 
M49. In quel periodo in Provincia di Bolzano c’era un altro problema, quello del lupo che sbranava le pecore nei masi di montagna. Una questione che non giocava certo a favore dell’orso M49 che, per peggiorare la situazione, aveva anche terrorizzato un escursionista – un giornalista della sede Rai di Bolzano (Sender Bozen) – nel canyon del Bletterbach. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, riferendosi a quanto prevedeva il piano Pacobace, firmò anche lui un’ordinanza uguale a quella dei ‘cugini’ trentini che prevedeva prima la cattura e, in caso di pericolosità per l’uomo, anche l’uccisione. Nel frattempo il plantigrado continuava a vagare libero tra boschi e montagne. L’ultima traccia lasciata nel 2019, l’11 ottobre nel Vanoi: un torello ucciso. Poi il lungo letargo tra la Val Calamento e il gruppo del Lagorai. Nel marzo di quest’anno, sfidando le basse temperature e la neve, era comparso tra i boschi di Castello Molina di Fiemme lasciando alcune tracce. Le doti di ‘camminatore’ non sono mai mancate a M49, anche con una ventina di chili in più. Successivamente il plantigrado si era messo in ‘viaggio’ verso l’Alto Adige, in direzione di Malga Cugola sugli Oclini, zona già da lui ‘visitata’ l’estate scorsa. Ad aprile, in piena emergenza sanitaria per coronavirus, i primi ‘raid’ con tanto di danneggiamenti. Prima di trasferirsi sui monti della Carega, ai confini col Veneto, aveva distrutto la finestra di una baita in montagna sopra il paese di Brusago sull’altopiano di Pinè, sempre in Trentino. In primavera il plantigrado aveva effettuato lunghi spostamenti dal Trentino orientale alle sue aree d’origine e durante i movimenti numerose sono state le intrusioni in abitazioni, baite, rifugi, malghe ed altri stabili fino a scendere nella valle dell’Adige. L’orso M49 non ha trovato difficoltà ad attraversare l’Autobrennero per arrivare fino alla Giudicarie dove, però, gli uomini del corpo forestale la sera del 28 aprile scorso hanno messo fine sua prima latitanza di 289 giorni. Il primo raid dopo la seconda fuga a malga Agnelezza in Val di Fiemme dove vennero trovate morte due pecore e due capre. I forestali non hanno però escluso un attacco da parte di lupi. Il 12 agosto scorso a Roma, il ministro Costa e il governatore Fugatti si accordano per aprire un tavolo congiunto tra il ministero, Ispra e la Provincia Autonoma di Trento per avere un quadro della situazione e trovare una soluzione. In Trentino gli orsi sono attualmente quasi un centinaio, tra essi anche l’orsa ‘JJ2’ che due mesi fa (20 giugno) aveva aggredito e ferito padre e figlio in Val di Non. 

22 Agosto 2020
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