LIBANO
10:36 am, 5 Agosto 20 calendario

Inferno Beirut, l’ipotesi dell’incidente

Di: Redazione Metronews
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LIBANO Con il passare delle ore l’ipotesi che il disastro di Beirut sia frutto di un attentato perde sempre più consistenza. La doppia esplosione che ieri ha devastato la capitale libanese sarebbe figlia di anni di inazione nella rimozione della grande quantita di nitrato d’ammonio, tenuto in un magazzino al porto. È la tesi sostenuta da fonti anonime, citate dalla Reuters. “È negligenza”, ha sostenuto una di queste, sottolineando che il tema della conservazione del materiale pericoloso in modo sicuro era stato sollevato di fronte a diverse commissioni e giudici ma “non è stato fatto nulla” per la sua rimozione. Un incendio si era sviluppato nel magazzino 9 del porto ieri nel tardo pomeriggio e da lì si è diffuso a quello 12 dove c’era il nitrato d’ammonio. Già sei mesi fa, ha riferito una fonte, una squadra di tecnici – ispezionando il materiale – aveva avvertito che poteva “far saltare in aria Beirut” se non veniva rimosso. Nella giornata di oggi tutti gli ufficiali dell’autorità portuale di Beirut, responsabili dello stoccaggio e della sicurezza, sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa delle conclusioni dell’indagini sull’esplosione. Lo riferisce la Bbc, dopo una riunione di emergenza del governo. I militari ai domiciliari saranno controllati dall’esercito. Il responsabile della dogana, Babri Daher, ha dichiarato che la sua agenzia aveva ripetutamente richiesto di rimuovere dal porto il nitrato d’ammonio ma ciò non è accaduto.
Anche tre fonti qualificate della dipartimento della Difesa Usa escludono la pista dell’attentato, smentendo pesantemente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ieri sera aveva ventilato questa ipotesi. Parlando a condizione di anonimato, i tre funzionari hanno dichiarato di non sapere di che cosa il presidente stesse parlando. Uno di loro ha sottolineato che, se le autorità statunitensi sospettassero un attentato, si sarebbe assistito a un rafforzamento del dispiegamento militare, cosa che non è sinora avvenuta. Inoltre, le fonti hanno spiegato che dopo che Trump ha usato la parola “attentato” alcuni funzionari libanesi hanno espresso preoccupazioni alla diplomazia Usa in merito.
È di 113 vittime accertate, il bilancio ancora provvisorio dell’esplosione che ieri nel porto di Beirut ha innescato il rogo di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sostanza tossica e altamente incendiaria che ha devastato la capitale libanese. Ma le autorità locali sono pessimiste. Secondo il governatore di Beirut Marwan Abboud ci sono anche oltre cento dispersi, a cui si aggiungono più di 4.000 feriti. Tra questi ultimi c’è anche un italiano, il caporal maggiore Roberto Caldarulo. L’ufficiale, originario di Bari è in forze al Battaglione Gestione Transiti. Enorme il numero delle persone rimaste senza un tetto: sono oltre 300 mila, sempre secondo dati forniti dal governatore Abboud.
La città è devastata. Distrutto l’edificio che ospita le principali testate libanesi, Orient le Jour e al Nahar. Danni anche alla redazione locale del quotidiano inglese Daily Star. Feriti alcuni corrispondenti del New York Times.
Il disastro che ha piegato la capitale libanese è avvenuto a pochi giorni dalla sentenza, prevista il prossimo venerdì 7 agosto, nel processo che vede alla sparra quattro esponenti di Ezbollah per l’attentato che il 14 febbraio del 2005, uccise il premier libanese Rafiq Hariri e altri 21 uomini. Il procedimento, istituito dal Tribunale Speciale delll’Onu, aveva andividuato come mandanti l’organizzazione sciita Hassan Nasrallah e il regime siriano di Bashar Al Assad.
Intanto sia Ezbollah che le autorità Israeliane hanno smentito in maniera categorica qualsiasi coinvolgimento nel disastro. In particolare il portavoce dell’esercito israeliano Avichay Adraee, nel ribadire che non ci sono legami con quanto è accaduto, ha annunciato da parte di Israele aiuti umanitari. 

5 Agosto 2020
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