Fondi Ue, Conte: “Ora il piano nazionale di rilancio”
Per l’emergenza Covid, l’Europa emette “titoli di debito europei”, dimostrandosi “all’altezza della sua storia e del suo destino. Quello che il 15 luglio consideravo un auspicio, ora è una certezza”. Giuseppe Conte incassa gli applausi del Senato, compresi gli elogi di senatori dell’opposizione come Emma Bonino e quelli di Forza Italia. Il premier sintetizza così i risultati raggiunti a Bruxelles: il Recovery Plan resta di 750 miliardi, di cui 390 miliardi di sussidi a fondo perduto. “Nello schema attuale, l’Italia riceverà 209 miliardi di euro: il 28% delle risorse totali previste dal Next generation EU. In particolare, resta fissato a 81 miliardi l’ammontare dei trasferimenti, i famosi grant destinati all’Italia, così come previsto dalla proposta della Commissione. Aumenta, invece, davvero in modo significativo, di circa 36 miliardi di euro, la componente dei prestiti disponibili, che arriva così alla ragguardevole cifra di 127 miliardi di euro. Tali risorse potranno essere impegnate fino al 31 dicembre 2023. Il 70% di queste risorse saranno disponibili tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti legati allo svolgimento dei progetti definiti all’interno dei piani nazionali per la ripresa, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando l’Unione interromperà l’emissione di titoli e inizierà il periodo di restituzione da parte degli Stati membri”. Il cosiddetto ‘freno di emergenza’, chiesto dai Paesi ‘frugali’, avrà una durata limitata di tre mesi e non darà alcun diritto di veto.
Rilancio. Ora il Governo Conte II “si assume la responsabilità di predisporre e realizzare il piano nazionale di rilancio con impegno, determinazione e lungimiranza”. Conte concede una “menzione speciale” al ministro per gli Affari europei Amendola, ringrazia la “compattezza” della maggioranza e la “maturità” dell’opposizione. Il premier assicura: “Il piano per la ripresa sarà un lavoro collettivo, ci confronteremo con il Parlamento”. La maratona negoziale del Consiglio Europeo, conclusosi lunedì, porta l’intesa anche sul Quadro Finanziario Pluriennale Ue 2021-2027. “Il saldo italiano sul quadro finanziario pluriennale, pur restando negativo, migliora – sottolinea Conte – rispetto a quello attuale, 2014-2020, passando da meno 0,24 per cento a meno 0,17 per cento del PIL (in termini assoluti, da meno 4,11 miliardi di euro a meno 2,9 miliardi di euro in media all’anno) ed è più che compensato dei rientri attesi dal Next generation EU. Siamo inoltre uno dei pochi Stati membri che vede aumentare, rispetto al quadro finanziario pluriennale attuale, da 36,2 a 38 miliardi di euro le proprie dotazioni sulla politica di coesione, che invece è stata ridotta, per un totale di 37 miliardi, nei vari Stati membri. Si tratta di un risultato decisivo, perché la politica di coesione, tanto più in questa particolare congiuntura socio-economica, svolge un ruolo fondamentale a beneficio dei territori”.
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