Tasse, dal 1 luglio busta paga più pesante
Busta paga un po’ più pesante. Entra in vigore dal 1 luglio infatti il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti. Lo prevedeva un decreto legge del Governo varato a marzo, che a sua volta attuava una norma della legge di bilancio che ha stanziato 3 miliardi per il 2020 e 5 miliardi per il 2021 per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, estendendo la platea dei percettori dell’attuale ‘bonus Irpef’ di 80 euro che viene a questo punto abrogato.
100 EURO AL MESE
Secondo la legge di conversione del decreto n. 3/2020 approvata il 31 marzo 2020 in via definitiva dalla Camera, per i lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8.174 euro e 28.000 euro, il bonus è riconosciuto direttamente in busta paga, per un importo pari a 100 euro al mese, mentre per i redditi superiori, e fino a 40.000 euro, è invece riconosciuta una nuova detrazione fiscale. Nei giorni scorsi, il premier Giuseppe Conte aveva indicato, questa, come “la direzione giusta che dobbiamo perseguire”. Ecco dunque nella pratica che cosa cambierà dal 1 luglio.
CUNEO FISCALE
E’ la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore e indica quella parte del costo del lavoro che viene versata sotto forma di imposta sul reddito o di contributi sociali, al netto di ogni trasferimento monetario goduto dal lavoratore. Con un cuneo fiscale per un lavoratore medio senza figli pari al 47,9% del costo del lavoro, l’Italia si colloca nel 2018 al terzo posto (dopo il Belgio e la Germania) nella classifica dei paesi Ocse.
BONUS RAFFORZATO
Arriva un bonus fiscale cosiddetto “rafforzato”. In pratica per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro, il bonus cuneo fiscale sarà riconosciuto direttamente in busta paga, per un importo pari a 100 euro al mese. In tutto si tratta di 600 euro in più riconosciuti sugli stipendi del secondo semestre dell’anno. Per i redditi superiori, e fino al limite di 40.000 euro, sarà invece riconosciuta una nuova detrazione fiscale.Il decreto prevede un bonus integrativo, a partire da luglio, per i redditi da lavoro dipendente e assimilati, purché l’imposta lorda dovuta sia superiore all’ammontare della detrazione spettante per lavoro dipendente e assimilati. Tale bonus ‘rafforzato’ è rapportato al numero di giorni lavorativi per le prestazioni rese dal 1 luglio ed è quindi pari a 600 euro per il 2020 e 1.200 euro annui per il 2021 (spetta soltanto se il reddito complessivo non è superiore a 28.000 euro) . I sostituti d’imposta sono chiamati a riconoscere il trattamento integrativo ripartendone l’ammontare sulle retribuzioni erogate, verificandone in sede di conguaglio la spettanza. Il trattamento non spettante potrà essere recuperato dai sostituti d’imposta mediante l’istituto della compensazione. La platea dei beneficiari, tra lavoratori dipendenti privati e pubblici, aumenta così di 4,3 milioni, passando da 11,7 milioni che percepiscono il bonus 80 euro a 16 milioni.
DETRAZIONE TEMPORANEA
Prevista una detrazione d’imposta per i redditi di lavoro dipendente e assimilati a partire da 28.000 euro. L’importo della detrazione è pari a 600 euro con un reddito complessivo di 28.000 euro e decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari a 40.000 euro. La detrazione è temporanea, in quanto si applica per le prestazioni dal 1 luglio al 31 dicembre 2020, in vista di una revisione strutturale del sistema delle detrazioni.
RATEIZZAZIONE PER RESTITUZIONE
Previsto il raddoppio da 4 a 8 delle rate in caso di restituzione sia per il bonus “rafforzato” sia per la detrazione. Resta la soglia dei 60 euro al di sopra della quale si potrà chiedere la rateizzazione.
STOP AL BONUS 80 EURO
Viene abrogato dal 1 luglio il bonus 80 euro, in cosiddetto bonus Renzi.
CRITICHE
Il provvedimento non piace a tutti. Ad esempio Confesercenti pur valutando positivamente ogni alleggerimento dell’imposizione fiscale sostiene che l’intervento sull’Iva sia il più efficace: a parità di riduzione, infatti, un abbassamento dell’imposta sul valore aggiunto, interamente traslata sui prezzi finali, genera il 25% in più di aumento di spesa delle famiglie rispetto ad una riduzione del cuneo fiscale.
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