La guerra al coronavirus del criceto dorato
Il criceto dorato siriano diventa protagonista, suo malgrado, nella ricerca contro Covid-19. Gli scienziati dell’Università del Wisconsin-Madison, dell’Università di Tokyo e della Icahn School of Medicine at Mount Sinai hanno infatti scoperto che proprio i criceti infettati da Sars-CoV-2 e guariti sono protetti contro il rischio di reinfezione, e che il trattamento con plasma convalescente limita la replicazione del virus nei polmoni degli animaletti.
La ricerca
I criceti dorati siriani, animali domestici molto comuni, hanno avuto in passato ruoli importanti nella ricerca sulle malattie infettive. Il nuovo studio, condotto dal team di Yoshihiro Kawaoka e pubblicato su ‘Pnas’, dimostra che sono un modello utile per la ricerca su Sars-CoV-2 e nella valutazione di vaccini, trattamenti e farmaci contro Covid-19. «I criceti sono modelli validi per studiare l’influenza umana e l’infezione da Sars-CoV», ha spiegato Kawaoka. «Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di studiarli in Covid-19. Volevamo vedere se il decorso della malattia fosse simile a quello umano». I ricercatori hanno anche indagato sull’immunità indotta dall’infezione. Tutti gli animali guariti «possedevano anticorpi e non si ammalavano più, il che suggerisce che hanno sviluppato immunità protettiva», afferma Pete Halfmann, fra gli autori della ricerca. Anche se «non possiamo ancora dire quanto dura questa protezione».
Plasma convalescente
Il team ha trattato poi alcuni criceti malati con plasma convalescente di esemplari guariti, rilevando benefici in base alla gravità delle condizioni dell’animale trattato e alla precocità della terapia.
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