intervista con gaudio
7:00 am, 23 Giugno 20 calendario

“Laurearsi? Oggi è sempre più importante”

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Tradizione e innovazione, mondo classico e scienza. È fatta di questi ingredienti la ricetta che quest’anno ha portato la più grande università d’Europa, La Sapienza di Roma, sul tetto delle migliori d’Italia, prima nel mondo fra le università italiane, 114esima secondo la classifica globale Cwur. Metro ne ha parlato con il suo rettore e docente di Anatomia umana Eugenio Gaudio.
Soddisfatto rettore? 
«Questi risultati fotografano un po’ qual è la realtà scientifica e anche la qualità della didattica e riconoscono l’impegno che è stato messo in tutti questi anni. In particolare per la ricerca, si è cercato di fare un reclutamento di qualità, assumendo anche 400 nuovi ricercatori.  Abbiamo richiamato top scientists tra i più citati al mondo e investito sulle attrezzature. Abbiamo aumentato i posti di dottorato: La Sapienza avrà oltre 540 borse di dottorato».
Che per il futuro vuol dire?
«Vuol dire tenere i giovani più validi all’interno del nostro sistema della ricerca…». 
Parliamo solo di investimenti in ambito scientifico?
«No, tra le aree di maggiore qualificazione ci sono le discipline umanistiche, storia e letteratura classica in cui nella classifica Qwrs per soggetti, La Sapienza è stata prima al mondo nel 2018 e 2019 e seconda dopo Oxford quest’anno».
E in ambito scientifico? 
«La fisica sicuramente: l’anno scorso ha insegnato da noi il premio Nobel Barry Berish che ha scoperto le onde gravitazionali… poi c’è lunga tradizione dell’aerospazio». 
E sull’innovazione come state investendo?
«Ci sono la cyberscience e la cybersecurity, le bio e le nanotecnologie».
In che modo La Sapienza guarda al futuro del Paese?
«Cercando di unire due cose importanti, tradizione e innovazione. Non è casuale che le aree che ho citato vanno dalle discipline classiche fino alla fisica e alle nanoteconolgie. Quindi è un grande ateneo  che nella sua vocazione generalista ha delle discipline di punta. In questo modo coniughiamo la tradizione culturale tipicamente italiana e direi romana con le più moderne tecnologie. Storia e innovazione vanno quindi a braccetto come è giusto che sia in un’Università moderna».
Rettore, quanto è importante oggi laurearsi?
«Sempre più importante». 
Perché?
«Il mondo è sempre più complesso e cambia velocemente. Se non siamo attrezzati da un punto di vista culturale per cogliere la complessità dell’innovazione rischiamo di non tenere il passo con l’innovazione globale… abbiamo appena visto  qual è la complessità del modo globalizzato. Se non si è attrezzati, si arretra. L’Italia è il penultimo Paese europeo per numero di laureati, c’è la qualità ma serve anche la quantità». 
Cosa serve?
«Serve stimolare i giovani a iscriversi, a completare gli studi ed essere pronti per le sfide del futuro».
Dal 20 aprile lei è consigliere del ministro dell’Università per l’area sanitaria: come deve cambiare la formazione in ambito medico?
«Innanzitutto, in questi mesi, infermieri e medici hanno dimostrato tutta la loro abnegazione, la loro qualità professionale ed etica. Detto questo, abbiamo visto che c’è una carenza di specialisti e bisogna investire sul riequilibrio fra ospedale e territorio. Non tutto può essere ospedalocentrico. Lavorare sul territorio per essere vicini ai bisogni dei cittadini». 
Quanti e quali medici servono? 
«Ho appena partecipato  al tavolo tecnico tra università, ministero e regioni: servono circa 10 mila medici l’anno, più borse di specializzazione. Dobbiamo ridurre l’imbuto formativo e  portare stabilmente le borse a 10 mila e per qualche anno fino a 13/15 mila in modo da avere tutti quei medici specialisti necessari a fronteggiare le sfide del futuro».
SERENA BOURNENS

23 Giugno 2020
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