“Inaudita gravità” Anm espelle Palamara
Luca Palamara, dal 2008 al 2018 alla guida del sindacato delle toghe, è stato espulso oggi dall’Anm che ha approvato unanime – con una sola astensione, quella dell’esponente di Unicost Alessia Sinatra – la proposta sanzionatoria avanzata dal collegio dei probiviri, al termine dell’istruttoria avviata lo scorso anno. “Fatti di inaudita gravità”, scrivono i probiviri, quelli emersi dall’inchiesta di Perugia, che vede il pm di Roma (dallo scorso luglio sospeso dalle funzioni e dallo stipendio) indagato per corruzione. E Palamara, in una memoria, afferma di non voler “essere capro espiatorio” e sottolinea di non aver “mai agito da solo”.
Lo scandalo che ha travolto la magistratura scoppia il 29 maggio 2019, quando la prima pagina dei giornali è occupata dalla notizia dell’indagine dei pm umbri.
Toghe. Un vero e proprio ‘terremoto’ scuote le toghe: dagli atti degli investigatori, con le conversazioni captate dal trojan inserito nel cellulare di Palamara, emergono diversi nomi, e, in particolare, riunioni per discutere delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. “Senza una forte assunzione di responsabilità il Consiglio perderà irrimediabilmente ogni sua credibilità”, è il richiamo del vicepresidente Ermini nel plenum straordinario a Palazzo dei Marescialli il 4 giugno: un consigliere – Luigi Spina – si è già dimesso, altri 4 – Gianluigi Morlini, Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli – si sono autosospesi (e si dimetteranno successivamente). Dalle carte emergono riunioni notturne, a cui partecipano anche Cosimo Ferri – magistrato in aspettativa oggi deputato di Italia Viva – e Luca Lotti, esponente del Pd, in cui si affrontano i ‘nodi’ sugli incarichi di vertice negli uffici giudiziari, in particolare su quello di Roma, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone.
Mattarella. Mattarella interviene in plenum il 21 giugno, quando si insediano a Palazzo dei Marescialli due nuovi togati, in sostituzione dei dimissionari (il Csm tornerà al completo solo in dicembre, dopo le elezioni suppletive per 3 nuovi consiglieri). Il presidente parla di “caos sconcertante” e aggiunge: “oggi si volta pagina nel Consiglio”. Nel frattempo, la procura generale della Cassazione e il ministro della Giustizia procedono con l’azione disciplinare: per Palamara scatta la misura della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, decisa il 12 luglio dal Csm e confermata lo scorso gennaio dalle sezioni unite della Suprema Corte. In luglio, Palazzo dei Marescialli decide di trasferire il pm di Roma Stefano Rocco Fava, che passa alle funzioni di giudice a Latina. E sempre in luglio lascia la toga il pg di Cassazione Riccardo Fuzio, indagato a Perugia dopo le sue intercettazioni con Palamara. L’Anm, presieduta da Luca Poniz, decide di trasmettere gli atti ai probiviri sui colleghi coinvolti e, intanto, nel Governo si inizia a parlare di una riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, per spezzare i legami tra toghe e politica e interrompere le degenerazioni correntizie: il progetto del ministro Bonafede subisce però un primo stop nell’agosto del 2019, quando dal governo Conte si passa al Conte bis, e, ripreso nei primi mesi del 2020, resta in stand by per l’emergenza sanitaria. Proprio in questi giorni, le forze di maggioranza sono concentrate a dare un nuovo impulso alla riforma. Lo scorso aprile, la procura di Perugia chiude l’inchiesta su Palamara: proprio dagli atti completi di indagine, emergono nuove chat, e l’attenzione torna tutta puntata sullo scandalo. Il 21 maggio scorso il Csm dispone il trasferimento d’ufficio del pm della Direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano per le sue conversazioni intercettate con Palamara, mentre la procura generale della Cassazione è tuttora al lavoro sulla mole di documenti trasmessi dai pm umbri: una volta finito il vaglio, le istruttorie disciplinari in corso verranno concluse e non si esclude che possano arrivare anche altre azioni disciplinari.
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