storia
7:00 am, 30 Maggio 20 calendario

La Madonna che 76 anni fa salvò Roma dalla distruzione

Di: Lorenzo Grassi
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Tra il 4 e il 5 giugno 1944 i nazisti abbandonano Roma senza distruggerla e anche gli Alleati non infieriscono con i bombardamenti. Si dissolve l’incubo di un assedio, di una battaglia estenuante nel centro urbano e di una possibile carneficina. Per i romani, disorientati e ridotti alla fame dopo nove mesi di durissima occupazione, la Liberazione quasi incruenta della città ebbe nella vulgata comune una sola un’artefice: la Santa Vergine del Divino Amore. A migliaia, seguendo l’invito di Papa Pio XII, l’avevano implorata, facendo un voto solenne per la salvezza dell’Urbe. Si erano stretti in preghiera, nelle ore drammatiche, nella Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola, nel centro di Roma, dove l’immagine più cara al cuore dei romani della Madonna del Divino Amore era stata trasportata dal Santuario di Castel di Leva.

Accompagnata da una folla immensa

Il Papa, infatti, per preservarla dal rischio di distruzioni che minacciava il Santuario – la zona di Castel di Leva era stata bombardata dopo l’8 settembre 1943 – l’aveva fatta portare a Roma il 24 gennaio 1944, collocandola inizialmente nella chiesetta della Madonna del Divino Amore presso piazza Fontanella Borghese. “Ricordo quando la Madonna arrivò a Roma – ricorda un testimone, che all’epoca era un giovane militare – io ero al Colosseo e, insieme ad alcuni amici, mi unii alla processione. C’era una folla immensa, commovente. Moltissimi erano giovani. Tutta Roma si affidò completamente alla Vergine”. Il 23 febbraio del 1944, in conseguenza dell’enorme afflusso dei fedeli, l’immagine della Madonna fu trasferita nella vicina Basilica di San Lorenzo in Lucina. Ma poco meno di un mese dopo, l’11 marzo 1944, la grande affluenza obbligò ad un nuovo trasferimento nella più ampia Chiesa di Sant’Ignazio.

La battaglia imminente

Il 22 maggio 1944 furono affissi sui muri della città dei manifesti con un “Avviso Sacro” che recitava: “La Madonna del Divino Amore è stata trasportata a S. Ignazio e vi rimane fino al 4 giugno. Fedeli di Roma accorriamo tutti quanti a pregare la Vergine SS. avanti alla Miracolosa Immagine secondo l’invito del Papa”. Nel manifesto si precisava anche che “per stabilire pellegrinaggi funzioni ed orari” era opportuno rivolgersi al Parroco del Divino Amore nella Chiesa di S. Ignazio, “che si trova tra Piazza Colonna e Piazza Venezia (Tel. 63.376 – 64.112)”. Papa Pio IX, vista l’imminenza della battaglia per la conquista di Roma tra i nazisti e gli Alleati, invitò i romani a pregare per la salvezza della città durante l’ottavario della Pentecoste e la novena della Madonna del Divino Amore, iniziate quell’anno il 28 maggio 1944. Sui giornali del 30 maggio 1944, si trova questo riferimento: “Il pellegrinaggio cominciato ieri in occasione della festa della Madonna del Divino Amore, non si arresta. Anche per oggi è previsto l’afflusso di altri fedeli. Finora centocinquantamila persone sono affluite al Santuario”.

Si decidono le sorti di Roma

Il 4 giugno 1944, lo stesso giorno in cui terminava l’ottavario, si decisero le sorti di Roma. Alle 18 nella chiesa gremita di Sant’Ignazio fu letto il testo del voto dei romani alla Madonna del Divino Amore, affinché la città fosse risparmiata dalla distruzione della guerra. I fedeli promisero di correggere la propria condotta morale, di erigere un nuovo Santuario e di realizzare un’opera di carità a Castel di Leva. Il voto fu espresso in fretta, per via del coprifuoco che scattava alle 19. A leggere il voto, al posto del Papa (che non poteva lasciare il Vaticano per il ventilato pericolo di cattura e deportazione), fu il Camerlengo dei parroci, padre Gremigni. Intanto i tedeschi avevano iniziato a lasciare la città e le truppe Alleate stavano facendo il loro ingresso da Sud. L’11 giugno 1944 Papa Pio XII potè recarsi nella Chiesa di Sant’Ignazio e celebrare una messa di ringraziamento alla Madonna del Divino Amore, alla quale fu dato il titolo di Salvatrice dell’Urbe. Durante l’omelia il Pontefice disse: “Noi oggi siamo qui non solo per chiederLe i suoi celesti favori, ma innanzitutto per ringraziarLa di ciò che è accaduto, contro le umane previsioni, nel supremo interesse della Città eterna e dei suoi abitanti. La nostra Madre Immacolata ancora una volta ha salvato Roma da gravissimi imminenti pericoli; Ella ha ispirato, a chi ne aveva in mano la sorte, particolari sensi di riverenza e di moderazione; onde, nel mutare degli eventi, e pur in mezzo all’immane conflitto, siamo stati testimoni di una incolumità, che ci deve riempire l’animo di tenera gratitudine verso Dio e la sua purissima Madre”.

Le tracce rimaste in città

Del “passaggio” della Madonna del Divino Amore in città sono rimaste diverse tracce, a partire dai Santini d’epoca con la scritta: “Con l’intervento del Sommo Pontefice Pio P. XII nel supremo pericolo della guerra salva Roma lasciandola incolume dalla rovina (il 4 giugno 1944)”. C’è un’edicola sulla facciata della Basilica di San Lorenzo in Lucina che ricorda: “Dal XXIII febbraio al XI marzo MCMXXXXIV in questa basilica di S. Lorenzo in Lucina l’entusiasmo incontenibile del popolo venerava la Madonna del Divino Amore premessa a più solenni trionfi remunerati con la incolumità di Roma”. Anche nella Chiesa di Sant’Ignazio, accanto al portale d’ingresso, una lapide ricorda le venerazioni del popolo romano: “In questo tempio ludovisiano l’anno di grazia MCMXLIV tra l’orrendo imperversar della guerra sulle più ridenti plaghe italiane la Madonna del Divino Amore, profuga tra i profughi di Castel di Leva, confortò per quattro mesi moltitudini di fedeli succedentisi in lunghe teorie e supplicanti per la città, per l’Italia, pel mondo arrise propizia al voto fatto il IV giugno per l’incolumità dell’Urbe quel giorno stesso prodigiosamente liberata e sette dì appresso accoglieva l’omaggio riconoscente che dinnanzi alla veneranda immagine prostrato le tributava a nome della cittadinanza plaudente il Vicario di Cristo Pio XII difensore e salvatore di Roma”.

L’ottenuta salvezza

All’interno della Chiesa, sull’altare di San Giuseppe un mosaico della Madonna del Divino Amore rende omaggio alla sosta del venerato affresco nella chiesa, mentre sotto la cattedra con la statua di Papa Pio XII vi è la scritta: “Da questa cattedra l’11 giugno 1944 Papa Pio XII rendeva riconoscente omaggio alla Madonna del Divino Amore per l’ottenuta salvezza di Roma”. Altre edicole con l’immagine della Madonna del Divino Amore sparse per la città ricordano ai romani di oggi il suo ruolo salvifico: da via di Santo Stefano del Cacco a via dell’Umiltà angolo vicolo Sciarra, da via Chiana al quartiere Trieste sino a quella apposta dal “popolo del Rione San Filippo” in via dei Pettinari. Infine al civico 2a di via dei Ramni, nel quartiere operaio duramente bombardato, su una targa un sonetto in romanesco recita: “San Lorenzo ore 11,02 – Quella mattina der 19 luglio 1943 sopra ar core mio ce so calate l’ombre, l’amici mia se l’è portati via la morte co le bombe, è stato come n’furmine, l’anima der quartiere me viè spazzata via, mentre er palazzo nostro ce l’hai protetto tu Madonna mia!”.

30 Maggio 2020 ( modificato il 10 Maggio 2023 | 15:57 )
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