il virus cinese
6:57 pm, 22 Febbraio 20 calendario

Oms: preoccupazione per Italia e Sud Corea

Di: Redazione Metronews
condividi

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha espresso preoccupazione per “ciò che è stato riferito dall’Italia e dalla Corea del Sud e per come il virus si stia diffondendo in altre parti del mondo”. Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante un briefing nella mattinata con l’Unione africana.   “La Cina ha segnalato all’Oms 75.569 casi, di cui 2.239 decessi. I dati provenienti dalla Cina continuano a mostrare un declino in nuovi casi. Questa è una buona notizia, ma deve essere interpretata con molta cautela. È troppo presto per fare previsioni su questo focolaio”, ha aggiunto il numero uno dell’organizzazione. “Al di fuori della Cina, ci sono ora 1.200 casi in 26 Paesi, con 8 morti”, ha continuato.
Italia. A preoccupare in particolare gli esperti è “il numero di casi senza un chiaro legame epidemiologico, quali la storia dei viaggi in Cina o il contatto con casi confermati”. Così come risulta allarmante la situazione in Iran dove sono stati già confermati 28 casi con 5 decessi. “L’Oms ha fornito kit di test all’Iran e continueremo a fornire ulteriore sostegno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”, ha spiegato Tedros. “Ma oltre a ciò – ha insistito – la finestra delle opportunità si sta restringendo”.   Un’equipe internazionale di esperti guidata dall’Oms si è recata in Cina la scorsa settimana e ora è in viaggio verso il focolaio di Wuhan. “Ogni giorno che passa, sappiamo un po’ di più su questo virus e sulla malattia che causa. Sappiamo che oltre l’80% dei pazienti subisce una malattia lieve e si riprende. Ma l’altro 20% dei pazienti si ammala in modo grave o critica, che va dalla mancanza di respiro allo shock settico e all’insufficienza multiorgano. Nel 2% dei casi segnalati, il virus è fatale e il rischio di morte aumenta con l’età avanzata del paziente e con le condizioni di salute preesistenti”, ha spiegato il direttore generale. “Vediamo relativamente pochi casi tra i bambini. Sono necessarie ulteriori ricerche, ovviamente, per capire il perché”, ha ammesso.  La più grande preoccupazione continua a essere il potenziale di diffusione di Covid-19 nei Paesi con sistemi sanitari più deboli, Africa in testa. 

22 Febbraio 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo