Il Faust di Goethe secondo Tiezzi
MILANO La crisi dell’io nel suo rapporto con la realtà. Così il regista Federico Tiezzi torna a riflettere su un tema a lui caro dopo le messinscene di “Freud e l’interpretazione dei sogni” di Massini, “La Signorina Else” di Schnitzler e “Antigone” di Sofocle. Lo fa, da stasera al primo marzo, al Teatro Grassi con il suo nuovo spettacolo, “Scene da Faust” di Goethe, nella versione italiana firmata da Fabrizio Sinisi.
Accanto a Marco Foschi nel ruolo di Faust, a Sandro Lombardi nel ruolo di Mefistofele, e a Leda Kreider in quello di Margherita, sul palco gli attori dell’ultimo biennio del Teatro Laboratorio della Toscana.
Goethe lavorò a questo testo per sei decenni, dal 1772 al 1831, costruendo un’opera monumentale sulla figura del medico e mago cinquecentesco Faust che aspira alla totalità della conoscenza e all’eterna giovinezza e che, per ottenerle, è disposto a vendere la propria anima al diavolo Mefistofele.
Rifacendosi a Freud che, nel 1923, in un suo saggio su un caso di “nevrosi demoniaca” del diciassettesimo secolo, scriveva come il Diavolo non fosse altro che la proiezione dell’inconscio turbato sul mondo reale, Tiezzi rilegge Mefistofele come un doppio di Faust, un’entità psichica creata e sorta dalla vita interiore in cui dimora nell’ombra.
Allo stesso tempo, il regista toscano esplora il rapporto conflittuale tra l’intellettuale, stanco di teorizzare e di lavorare sulle idee, e la realtà, il mondo fisico e biologico, sentimentale ed emotivo, che gli sfugge (Info: piccoloteatro.org).
ANTONIO GARBISA
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