Nucleare
6:00 am, 14 Febbraio 20 calendario

Ecco come si misura la distanza dall’Apocalisse

Di: Redazione Metronews
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ROMA Quanto manca alla fine del mondo? Non è una domanda che si faccia solo qualche stralunato apocalittico, ma è quello che si domandano ogni anno serissimi scienziati di un apposito gruppo di studio e di allarme. A loro spetta il compito di aggiornare le lancette del Doomsday Clock, l’Orologio dell’Apocalisse, che misura simbolicamente quanto tempo manca alla “autodistruzione” del nostro pianeta.
Le origini
Esso venne pensato nel 1947 da un gruppo di scienziati di Chicago, reduci dal Progetto Manhattan, quello che aveva consentito agli Stati Uniti di inventare l’energia nucleare e creare la bomba atomica. Spaventati da questo, gli scienziati decisero di lanciare un allarme di forte impatto mediatico, e per altro decisero di partire subito “male”: già nel 1947, secondo loro, le lancette dovevano essere fissate ad appena sette minuti dallo scoccare della mezzanotte dell’apocalisse nucleare. La guerra atomica era infatti la loro unica preoccupazione in quegli ani in cui cominciava la Guerra Fredda, mentre dal 2007 gli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists hanno deciso di prendere in considerazione anche il “contributo” di altre circostanze potenzialmente devastanti per il Pianeta, come i cambiamenti climatici, l’ingegneria genetica e le armi biologiche.
L’ideazione
L’orologio fu pensato per comparire sul primo numero del Bollettino mensile nel giugno 1947 e fu disegnato dall’artista Martyl Langsford, moglie di uno degli scienziati del Manhattan Project. Da allora compare ogni mese in copertina, ma viene aggiornato una o al massimo due volte all’anno. Cosa che ha fatto sì che alcune grandi crisi durate pochi giorni come quella dei missili di Cuba del 1962 non facessero in tempo ad avere un impatto sull’orologio. Oggi a prendere le decisioni sono un comitato di sicurezza del “Bulletin” con un comitato consultivo che comprende 13 premi Nobel.
Lancette
Se alla nascita nel 1947 l’orario fu fissato alle 23.53 per dare subito un monito al mondo che pure era appena uscito dalla Seconda guerra mondiale, in realtà subito dopo gli scienziati ritennero di essere stati fin troppo ottimisti. Nel 1949 infatti il conto alla rovescia fu portato direttamente a tre minuti dalla fine, in virtù degli esperimenti nucleari sovietici. E nel 1953 – anno delle bombe termonucleari delle due superpotenze – si precipitò a due minuti dalla fine, che fu subito record superato solo in questo 2020 ed eguagliato nel 2019. Ma in questo ampio lasso di tempo, nonostante il confronto Usa-Urss e la corsa agli armamenti nucleari, le cose hanno avuto modo di andare a volte un po’ meglio e di far respirare (relativamente) scienziati e umanità. Nel 1963 si tornò addirittura indietro a 13 minuti, in virtù del trattato che mise al bando i test nucleari. Con la Guerra del Vietnam le cose tornarono a peggiorare, finché nel 1972 l’accordo Salt per la limitazione degli armamenti riportò le lancette a -12. Nella seguente altalena si arrivò al -3 del 1984, ma poi caddero il Muro di Berlino e l’impero sovietico, si sono firmati i trattati Start, e si raggiunse il record di ottimismo: meno 17 minuti dalla fine del mondo nel 1991.
Cento secondi
Da allora però le cose non sono andate migliorando, e il prendere in considerazione anche i cambiamenti climatici oltre alle tensioni internazionali ha fatto precipitare l’ottimismo. Così che quest’anno il Bullettin ha deciso di comunicare che a suo avviso mancano solo 100 secondi alla fine del mondo.  Per gli scienziati sarebbero molti i fattori di tale pessimismo: la rinnovata diffusione delle armi nucleari, i mancati accordi internazionali ad esempio con Corea del Nord ed Iran, il cambiamento climatico, i cyberattacchi, ma anche la disinformazione che diffondendo fake news sui social condiziona in negativo le scelte dei cittadini e le azioni dei governi. Insomma, saremmo a un passo dalla mezzanotte, ma c’è poco da brindare.
OSVALDO BALDACCI

14 Febbraio 2020
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