Virus, Pechino chiude parti della Grande Muraglia
La Cina ha annunciato la chiusura di alcune parti della Grande Muraglia, tra i monumenti più conosciuti del Paese, come parte delle misure per controllare la diffusione del coronavirus che ha già ucciso 26 persone. Restrizioni alle visite sono state diramate anche per altri siti turistici a Pechino: le tombe dei Ming e la foresta della pagoda Yinshan saranno chiuse a partire da sabato, hanno fatto sapere le autorità. Lo stadio nazionale di Pechino, noto come “nido d’uccello”, costruito per le Olimpiadi di Pechino 2008, è stato chiuso oggi e non riaprirà fino al 30 gennaio per “prevenire e controllare” la diffusione della malattia che ha contagiato più di 800 persone nel Paese.
Europa. C’è da un 30% a un 70% di rischio di avere almeno un caso in Europa, nelle prossime due settimane, del nuovo coronavirus della polmonite che ha paralizzato la provincia cinese dell’Hubei. E questo nonostante la massiccia chiusura al traffico decisa dalle autorità cinesi in vaste settori della provincia dell’Hubei. La stima è dell’Inserm, l’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica, e si basa su uno studio condotto nelle ultime ore da un gruppo di ricercatori, la gran parte dei quali italiani. “Fare previsioni è estremamente difficile”, riconosce Vittoria Colizza, laurea in fisica alla Sapienza e dottorato in fisica alla SISSA di Trieste, “e dipende tutto dalla sorgente, anche in considerazione che i numeri variano da un giorno all’altro”. Lo studio prevede due scenari: uno ‘a bassa esportazione’, ovvero che dalla Cina si esporti lo stesso numero di casi, sette, registrati fino a giovedì 23 gennaio tra i viaggiatori partiti da Wuhan nelle due settimane tra il 6 e il 20 gennaio; l’altro ad alta esportazione, compatibile con un maggior numero di partenze dalla Cina (anche fino a tre volte lo scenario minimo). Secondo gli scienziati, a guardare i flussi di viaggiatori in arrivo dalla Cina, i Paesi più a rischio sono Gran Bretagna e Germania. L’istituto francese si avvale di un team ‘REACTing’, una rete multidipllinare di esperti, che lavora su malattie infettive emergenti per meglio preparare il Paese a rispondere un’eventuale epidemia. E ha approntato lo studio in vista dei casi che possano manifestarsi in Europa, in Francia in particolare: “Fare una valutazione del rischio serve ad approntare le strutture (a cominciare dai letti disponibili) ma anche a immaginare le contromisure per limitare la trasmissione del virus” spiega Colizza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA