Brexit
8:17 pm, 20 Dicembre 19 calendario

Westminster, primo sì ad accordo sulla Brexit

Di: Redazione Metronews
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L’accordo di divorzio dall’Ue siglato da Boris Johnson con Bruxelles ha superato il primo voto nel Parlamento di Westminster, riportando, come prevedibile, un’amplia maggioranza (358 sì contro 234 no). I conservatori hanno subito esultato su Twitter ricordando che “l’obiettivo è fare la Brexit il 31 gennaio 2020”. Il processo legislativo proseguirà dopo le feste e il governo prevede l’adozione finale il 9 gennaio, dopo tre giorni di dibattito a partire dal 7. Dopo l’assenso della regina, a quel punto non resterà più che la ratifica da parte del Parlamento europeo.
Il testo. Il testo che i Comuni hanno votato oggi, in prima lettura, ha alcune modifiche significative rispetto a quello per cui si era battuto senza successo BoJo a ottobre, in Parlamento, quando non poteva contare di una maggioranza così solida. Cosa contiene il testo, lungo 535 pagine? Di fatto conferma che la Brexit sarà il 31 gennaio, data dopo la quale si apre il “periodo di transizione”, in cui nonostante l’uscita dalla Ue il Regno Unito rimarrà nel mercato unico e nell’unione doganale fino alla fine del 2020, per avere tempo di raggiungere un accordo commerciale con Bruxelles. Il Withdrawal Agreement Bill riguarda anche temi come i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito e dei britannici nell’Ue, il ‘conto’ che Londra deve pagare per onorare i suoi impegni con l’Unione, e la soluzione trovata per mantenere aperta la frontiera nell’isola dell’Irlanda.
DIRITTI DEI CITTADINI E IL ‘CONTO’ DEL DIVORZIO. I 3,2 milioni di cittadini europei che vivono nel Regno Unito e l’1,2 milioni di britannici residenti nel continente potranno continuare a studiare e lavorare, ricevendo sussidi e riunendosi alle loro famiglie come ora. Il Regno Unito rispetterà gli impegni finanziari adottati nel quadro dell’attuale bilancio europeo (2014-2020), che riguarda anche il periodo di transizione. In cambio beneficerà dei Fondi Strutturali europei e della Politica agricola comunitaria.  Londra continuerà a pagare il suo contributo finanziario senza pero’ partecipare ai lavori delle istituzioni nè partecipare alle loro decisioni.
PERIODO DI TRANSIZIONE
Il testo prevede un periodo transitorio fino al 31 dicembre 2020, durante il quale i britannici continueranno ad applicare e a beneficiare delle norme europee. La transizione cerca di evitare una cesura netta ed è pensata soprattutto per le aziende e per avere il tempo di negoziare la futura relazione tra Londra e l’Ue. Novità espressamente voluta da Johnson è il divieto di prorogare, oltre la fine del 2020, il periodo di transizione (in precedenza, previo accordo di entrambe le parti, era prevista la possibilità di una proroga, ma una sola volta, di altri due anni). La modifica apportata da Johnson mette maggiore pressione sui negoziatori che hanno ora un orizzonte più ristretto per arrivare a un accordo di libero scambio. Non si tratta, comunque, di un divieto irreversibile: Johnson può rivedere la scadenza decidendo di emendare la legge nel corso del 2020, ma può farlo solo entro giugno. Le altre novità rispetto al testo votato a ottobre mirano per lo più a ridurre i poteri dei deputati sul processo di Brexit; inoltre, Downing Street non avrà bisogno di fare rapporto ogni tre mesi sui progressi dei negoziati con la Ue. L’impegno del Regno Unito a siglare un accordo con Bruxelles sui ricongiungimenti dei rifugiati minorenni, nel Regno Unito è stato eliminato, come pure la sezione relativa al rafforzamento dei diritti dei lavoratori, che era stata aggiunta appositamente per guadagnare l’appoggio dei laburisti ‘brexiter’. Rispetto a quest’ultima clausola, il governo ha detto che tratterà la questione in una legge a parte. Il progetto di legge contiene anche disposizioni per permettere che i tribunali inferiori britannici, e non solo l’Alta Corte, possano annullare le sentenze della Corte di Giustizia europea. 
IL CONFINE TRA IRLANDA DEL NORD E REPUBBLICA D’IRLANDA
Rispetto al disegno di legge bocciato a ottobre, rimane uguale il delicato punto sul confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, che BoJo aveva rinegoziato con Bruxelles dopo le dimissioni di Theresa May, eliminando formalmente il controverso ‘backstop’. L’Irlanda del Nord rimarrà de jure nell’unione doganale britannica, uscendo in teoria dall’Ue come il resto del Regno Unito. De facto, però, rimane nelle regole e norme del mercato unico Ue per almeno quattro anni, in modo possa rimanere aperta la frontiera terrestre con la vicina Repubblica d’Irlanda, Paese membro dell’Ue. Questo comporterà controlli tra l’isola della Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Quando entreranno nell’Irlanda del Nord i prodotti proveniente da Paesi terzi, per esempio gli Stati Uniti, destinati a rimanere nella provincia, si applicheranno i dazi britannici. Al contrario se i beni arrivati dai Paesi terzi sono destinare a entrare nell’Ue attraverso l’Irlanda del Nord, le autorità britanniche applicheranno i dazi dell’Ue.  Per evitare il ritorno di un confine fisico tra le ‘due Irlande’, la frontiera commerciale e doganale dei due Paesi è stata spostata nel Mar d’Irlanda, cioè tra Belfast e la Gran Bretagna.

20 Dicembre 2019
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