Sorry we missed you Ken Loach
6:50 am, 19 Dicembre 19 calendario

La precarietà della vita secondo Ken Loach

Di: Redazione Metronews
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CINEMA La precarietà come stile forzato di vita. Come prigione contemporanea. La precarietà del lavoro che diventa precarietà domestica, familiare, emotiva e Ken Loach il combattente a raccontarla. Del resto chi può farlo meglio del cantore del poveracci di oggi  e dei proletari di sempre? Stavolta, in questo “Sorry we missed you” (dal 2 gennaio in sala) lo zoom è puntato su un uomo che, nella speranza di un lavoro vende l’auto della moglie (che lavora come badante in piu case e dovrà da quel momento muoversi con i mezzi pubblici) per comprare un furgone e iniziare a lavorare come corriere. Pensa che sarà un freelance e guadagnerà di più ma entra, invece, nell’incubo della corsa continua contro tutti e sempre col fiato sul collo di un boss feroce, sgretolando la sua vita e la sua famiglia.
Ma che cosa hanno votato uomini come il suo protagonista a queste ultime elezioni?
«Direi che la gente è molto confusa e il leader laburista Corbyn è stato trasformato in una persona impopolare da una violenta propaganda, per cui io mi auguro che abbia votato nonostante tutto partito laburista perché comunque una persona su tre ha ignorato la propaganda ed ha votato a sinistra. Purtroppo è chiaro che in molti hanno votato a destra ma in molti non lo hanno fatto e vorrei sottolinearlo. Poi bisogna tenere conto che i media hanno ripetuto a tutti che era un razzista e simpatizzante dei terroristi, due totali bugie dato che lui è un uomo di pace. È chiaro che poi la destra ha cercato di amplificare queste bugie per distruggere il programma radicale che la sinistra ha tentato di portare avanti è ancora oggi Tony Blair farà un discorso contro questo programma, proprio lui che non ha fatto che privatizzare e che è stato responsabile di tanti morti in guerra insieme al suo amico Bush».
In questo scenario ogni lieto fine è impossibile?
«La fiction e il cinema possono fare molte cose e a volte ci sono delle vittorie, forse ci saranno in futuro ma oggi per i miei protagonisti non ci sono vittorie. Del resto oggi molto cinema è fatto da multinazionali e c’ è una piramide di burocrati dieto ogni film e l’originalità è spesso bandita. Io sono uno dei pochi fortunati che in una nicchia riesce a far film che vogliono far pensare».
E hanno un peso oggi gli intellettuali nelle battaglie dei più poveri?
«Penso che la loro voce può avere un qualche effetto, piccolo ma può averlo. Ma dovremmo oggi restare umili e non pensare che il cinema possa fare chissà cosa. Spero che film del genere comunichino come è intollerabile quello che oggi molti devono sopportare, che alla fine il lavoro verrà dato al più veloce e questo significa che c’è una classe operaia sfruttata oltre ogni limite mentre il capo di Amazon è uno degli uomini più ricchi al mondo. E tutto questo ha anche un peso ecologico, ogni furgone che parte devasta il pianeta e questo lo pagheremo tutti».
Il sindacato può fare ancora qualcosa per i lavoratori?
«Sì se riscoprono i loro ideali originali. Quando il sindacato è nato si cercava lavoro proprio così e tutti erano contro tutti. I sindacati hanno bisogno di persone che sappiano organizzare i lavoratori per far sentire la loro voce in un mondo in cui la tecnologia esige le persone reperibili sempre, giorno e notte ma potrebbe essere usata anche per rendere migliori la nostra vita. Che è poi ciò che i laburisti hanno detto prima delle elezioni e cioè ridurremo le ore lavorative e useremo la tecnologia pre migliorare la vita dei lavoratori . È una cosa di buon senso ma loro sono stati derisi e hanno perso le elezioni».
Come è stato possibile?
«È sempre successo che la gente viene convinta dalla propaganda. Pensate cosa è successo in Europa dove ci si è ammazzati a vicenda seguendo i dettami della propaganda. Qui e ora le persone più pericolose sono stati i socialdemocratici di destra che hanno dato la possibilità di dire che i laburisti erano attaccati nel loro stesso partito. Quindi la lezione è che bisogna star molto attenti ai socialdemocratici. Sempre».
 
 
SILVIA DI PAOLA

19 Dicembre 2019
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