il rapporto censis
11:41 am, 6 Dicembre 19 calendario

Noi, smartphone dipendenti Come cambiano gli italiani

Di: Redazione Metronews
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Per capire come è cambiata la vita degli italiani e il loro rapporto con i media negli ultimi 10 anni basta considerare un dato: oggi nelle case degli italiani ci sono 43,6 milioni di smartphone contro 42,3 milioni di televisori. Il dato emerge dal Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese pubblicato oggi. Vero driver dell’innovazione digitale nel nostro Paese e responsabile del superamento del digital divide da parte di un’ampia fetta della società, lo smartphone ha giocato un ruolo da protagonista nella rivoluzione compiuta dal sistema dei media nell’ultima decina d’anni. Oggi rappresenta un oggetto di culto: l’icona della disintermediazione digitale.  La percentuale degli utenti in Italia è passata da un timido 15% nel 2009 all’attuale 73,8%. Sono stati i giovani under 30 i pionieri del consumo, passati da un’utenza pari al 26,5% nel 2009 all’86,3% dell’ultimo anno. A partire dal 2016 si registra un’impennata anche tra i giovani adulti (30-44 anni), fino ad attestarsi oggi al 90,3%. La diffusione su larga scala di una tecnologia personale così potente ha contribuito a una piccola mutazione antropologica che ha finito per plasmare i nostri desideri e le nostre abitudini. Il 25,8% dei possessori dichiara di non uscire di casa senza il caricabatteria al seguito. Oltre la metà (il 50,9%) controlla il telefono come primo gesto al mattino o l’ultima attività della sera prima di andare a dormire. Nel 2018 nelle case degli italiani sono presenti 111,8 milioni di device, lo 0,5% in più rispetto al 2017 (600.000 in più). In ogni famiglia ci sono in media 4,6 device. Il 2018 sarà ricordato come l’anno in cui gli smartphone hanno superato i televisori. Oggi nelle case degli italiani ci sono 43,6 milioni di smartphone e 42,3 milioni di televisori. Ma soprattutto sono 6,5 milioni le smart tv e i dispositivi esterni effettivamente collegati a internet per guardare programmi televisivi (+20,6% in un anno).     Il 47,8% delle famiglie in cui vive almeno un minore ha in casa una smart tv o dispositivi esterni che consentono di collegarsi al web. Ma crescono anche le famiglie di longevi over 65 anni che sfruttano gli schermi al pieno delle loro potenzialità collegandosi a internet: l’8% dispone di una smart tv connessa.
La politica.  Gli italiani non bocciano la politica, ma bocciano i politici: il 90% dei telespettatori non li vorrebbe neanche più vedere in televisione.  Questo accade perché la domanda di politiche non trova un riscontro adeguato nell’attuale offerta politica. Eppure – quasi un paradosso – sono ancora le cronache della politica nazionale a registrare il maggior interesse della popolazione, con il 42% e superando le voci classiche dei palinsesti come lo sport (29%) o la cronaca nera (26%) e rosa (18%). Nelle diete informative un’importanza ancora minore è attribuita alle notizie economiche (15%) e soprattutto alla politica estera (10%). Ma questo ritrovato interesse nasce da quelle che il Censis chiama “ceneri di un disincanto generalizzato”: si guarda la politica in tv come fosse una fiction. La riprova sta al momento della chiamata alle urne: l’area del non voto si espande sempre più alle elezioni politiche (astenuti, schede bianche e nulle), passando dal 9,6% degli aventi diritto nel 1958 all’11,3% nel 1968, al 13,4% nel 1979, al 18% nel 1992, al 24,3% nel 2001, fino al 29,4% nel 2018.
Il lavoro. Quanto al lavoro e alla disoccupazione, preoccupano il 44% degli italiani (contro la media del 21% dei cittadini europei), un dato doppio rispetto all’immigrazione (22%), più di tre volte rispetto alle pensioni (12%), cinque volte di più della criminalità (9%) e dei problemi ambientali e climatici (8%). 
Il razzismo. Ma davvero gli italiani sono diventati razzisti? L’antisemitismo è un problema? Secondo il rapporto Censis, negli ultimi tempi sembra essere montata una pericolosa deriva verso l’odio, l’intolleranza e il razzismo nei confronti delle minoranze. Lo dimostra il fatto che il 69,8% degli italiani è convinto che nell’ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. E il dato indicato trova conferma trasversalmente ai territori e ai gruppi sociali, con valori più elevati al Centro (75,7%) e nel Sud (70,2%), tra gli over 65 anni (71%) e le donne (72,2%). Il 50,9% di chi pensa che ci sia stato un aumento degli episodi di razzismo li attribuisce alle difficoltà economiche e all’insoddisfazione generale della gente. Il 35,6% invece li motiva con l’aumento della paura di essere vittima di reati, il 23,4% ritiene che dipendano dal fatto che ci sono troppi immigrati e il 20,5% pensa che gli italiani siano poco aperti e disponibili verso i migranti. Sembra essere tornato anche l’odio verso gli ebrei: un cittadino europeo su due considera l’antisemitismo un problema nel proprio Paese. In Italia a pensarla così è il 58% della popolazione. Il dato italiano, a questo proposito, colloca il nostro Paese sopra la media europea del 50%, e in sesta posizione nel ranking dopo Svezia (81 %), Francia (72%), Germania  (66%), Olanda (65%9), Regno Unito (62%).
L’uomo forte.  Sono 8 milioni gli italiani pessimisti assoluti, già convinti che la democrazia liberale abbia i giorni contati e che a sostituirla sarà una qualche forma di regime autoritario. Lo rileva il Censis nel suo 53esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Impietosa la fotografia: oggi solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra; il 76% non ha fiducia nei partiti (e la percentuale sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia. Il Rapporto Censis ci dice che la sfiducia è il fil rouge del rapporto tra società italiana e politica. Alle elezioni politiche del 2018 i non votanti – intesi come la somma di astensioni, schede bianche e nulle – erano il 29,4% degli aventi diritto: il 26,5% nel Nord-Ovest, il 24,5% nel Nord-Est, il 27,1% nel Centro, il 35,5% nel Sud e nelle isole. Tra il 2001 e il 2018 il dato nazionale è aumentato di 5 punti percentuali, con incrementi maggiori in Emilia Romagna (+9%), Trentino Alto Adige e Liguria (+8%), Sardegna (+7,8%) e Lombardia (+7,3%). Si tratta di un processo di estraneazione di lungo periodo che ha contagiato ormai largamente anche i territori tradizionalmente a più alta partecipazione elettorale. Solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra: il 17% degli operai, il 23% di chi svolge mansioni impiegatizie, fino al 38% e al 35% rispettivamente di manager e direttivi, imprenditori e lavoratori autonomi. Finisce che l’estraneità politica dei soggetti meno abbienti è un fattore determinato e anche determinante di macchine politico-partitiche autoreferenziali e al contempo fragili. Così, se il 76% degli italiani dichiara di non nutrire fiducia nei partiti politici, la quota sale all’89% tra i disoccupati e all’81% tra gli operai. Sono proprio questi ultimi gruppi sociali a essere anche più scontenti di come funziona la democrazia in Italia: lo sono il 58% degli operai, il 55% dei disoccupati, mentre i valori scendono al 34% tra manager e quadri, e al 42% tra imprenditori e lavoratori autonomi.
Le donne. Il 73,2% degli italiani – secondo il Censis – è convinto che la violenza sulle donne sia un problema reale della società – a conferma della forte, persistente  disparità tra uomini e donne – mentre il 23,3% ritiene che sia un problema che riguarda solo una piccola minoranza, emarginata dal punto di vista economico e sociale; solo il 3,5% della popolazione ritiene che non si tratti di un problema e che siano casi isolati cui viene data una eccessiva attenzione mediatica. Ad affermarlo è la 53esima edizione del Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, che evidenzia come siano “ancora troppe le donne vittime di reato”. Nel periodo tra il 1° agosto 2018 e il 31 luglio 2019 ci sono stati 92 omicidi di donne maturati in ambito familiare e affettivo mentre le violenze sessuali denunciate l’anno scorso sono state 4.887, il 5,5% in più dell’anno precedente. Sempre tra agosto 2018 e luglio 2019, le denunce di stalking sono state 12.733 e nel 76% dei casi la vittima era una donna. Le denunce per maltrattamenti contro familiari e conviventi erano 15.626 nel 2017 e nell’80% dei casi la parte offesa era una donna.

6 Dicembre 2019
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