Maurizio Baruffaldi
5:06 am, 5 Novembre 19 calendario

Il tatuaggio a novant’anni racconta la Storia

Di: Redazione Metronews
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Difficile trovare un giovane sotto i trent’anni che non sia seminato di tatuaggi vari, ma pure sotto i cinquanta ce ne sono parecchi. Segni che tentano di fermare lampi di una storia personale, il più delle volte poco più che insignificante. 
Se invece ce l’hai a novant’anni il tatuaggio racconta una storia necessaria, che abbraccia tutti, indistintamente. Se hai tatuato sull’avambraccio il numero di matricola 75190 ricordi a questo paese sbalestrato e imbruttito, che quando avevi otto anni ti dissero che eri diversa dagli altri e non potevi più andare a scuola; che a quattordici sei stata messa su un bel treno al binario 21 della Stazione Centrale e dopo sette giorni di viaggio ti hanno scaricato al campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau. Separata dal padre, per sempre, da tua madre ti aveva già separato la sua morte, che avevi un anno. Tu sei sopravvissuta, non sai come né perché, ma altre centinaia di bambini come te sono rimaste là, a far lacrimare il cielo. Questa donna, Liliana Segre, riceve ogni giorno circa 200 messaggi carichi d’odio, auguri di morte. «Perdere tempo a scrivere a un 90enne per augurarle la morte: tanto c’è già la natura che ci pensa…», ha risposto con la consueta grazia, Liliana. Sì, perché oltre a fare schifo fanno anche un po’ pena. 
E chi vuol sapere sa: vicina alla rogna dei cani sciolti c’è una rete di odiatori di professione creata e gestita ad hoc. La politica istituzionale propone oggi, domani si vedrà, commissioni straordinarie e convegni per contrastare questa deriva meschina. Anche se pare che una parte di questa politica minimizzi o finga di non vedere: 200 al giorno sono un bel gruzzolo che è meglio coccolare, o almeno non disturbare. 
Certo, la sacra libertà di parola. Ma la parola non è un escremento. E soprattutto, bastano cinque numeri tatuati a spegnerle tutte. Ecco, forse bisognerebbe tatuarseli, in mezzo ai vari geroglifici e aramaici. Per avere la certezza di non dimenticare.
MAURIZIO BARUFFALDI

5 Novembre 2019
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