Berlino va in recessione e non si sveglia nessuno
Ogni giorno la sua pena. Un simpatico lettore mi ha fermato per dirmi che alla mattina, bontà sua, legge per primo il mio editoriale. E la giornata gli parte storta. Perché, emotivamente, sente lo sconquasso di un Paese, l’Italia, dove non ce n’è una che va bene. In futuro vedremo di schermare il peggio. Ma sarà tiglioso. Perchè la disgrazia è il ritorno. Dei problemi. Sempre quelli. Annunciano soluzioni. Che poi spariscono. S’annacquano.
La Germania è in recessione. Non tira l’export. Da oggi non succhia neppure l’Europa. Un cittadino s’aspetterebbe da Bruxelles la rivoluzione d’ottobre. Invece fermi. Immutabili. Consapevoli del baratro. Nel passaggio dalla vecchia alla nuova Commissione, calma piatta. Vogliamo capire. Lo scostamento del debito. Ci siamo detti fino alla disperazione che le polverose liturgie ammazzano. Rinculano nel torpore. Accucciandoci sul divano, a far nulla. Mattarella nel consegnare, ieri, i cavalierati al lavoro si è soffermato sul valore dell’innovazione d’impresa, in un mercato aperto che punti sui giovani. Come dargli torto. Poi ascolti Greco, il procuratore della Repubblica di Milano quotidianamente impegnato a combattere contro la cosiddetta maledizione delle risorse. Il vasto arcipelago delle aziende che, invece di puntare sull’innovazione, preferisce il rapido sistema della corruzione. Benefit al posto delle mazzette. Che nel mondo ha sostituito il colonialismo. E molte di loro pastrocchiano pure nel nero. Di fronte a tali catastrofiche notizie il corroborante per far meglio non può essere insapore e inodore. Svegliamoci. Scrolliamoci da dosso un rimbambimento on the air. Questione di carattere, nel sentirsi “felicina” per l’uscita dal tunnel del tumore. Che ho letto in Emma Marrone. «Non ho mai creduto al destino né alla sfiga; il metro della tua vita sei tu: è il tuo modo di scuoterti, di ovviare ai problemi, di affrontarli per quello che comportano che dà la cifra di quel che sei davvero».
MAURIZIO GUANDALINI
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