Tv/Stranger Things
5:30 am, 8 Luglio 19 calendario

«I legami e il cameratismo sono il fil rouge della serie»

Di: Redazione Metronews
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ROMA Prendi un gruppo di ragazzini curiosi come i protagonisti de “I Goonies”. Aggiungi atmosfere fantasy alla “E.T.” di Spielberg, quelle thrilling del migliore Stephen King e della serie tv “The Revenant”,  miscela tutto con il mistero e la suspense di “Lost” e il gioco è fatto. Ecco in poche parole la ricetta del successo delle prime due stagioni di “Stranger Things”, la serie targata Netflix, ambientata negli anni 80 e creata dai fratelli Duffer.
Se il mistero e’ uno degli elementi fondanti di questa storia, non è un mistero che i suoi creatori si siano ispirati al re del thriller Stephen King per realizzarla. Il risultato è una produzione originale piena di riferimenti e omaggi ai più grandi titoli di genere, e non solo.
La terza stagione, già disponibile su Netflix, si apre sull’estate del 1985. A Hawkins la piscina è affollata, un nuovissimo centro commerciale è nato in città e si accendono le luci del luna park. Mike, Dustin, Lucas e Will sono cresciuti, ormai sono lontane le giornate passate nel seminterrato a giocare a Dungeons & Dragon. E sono cresciute anche Undici (Eleven in originale) e Max, alle prese con i primi amori.
Per raccontare (ma non troppo) cosa accadrà nei nuovi episodi, sono volati in Italia due dei suoi protagonisti, Gaten Matarazzo (che interpreta Dustin e ha parenti originari di Avellino) e Caleb McLaughlin (Lucas). I due ragazzi adolescenti sono a Roma per raccontare quali “strane cose” succederanno tra la cittadina immaginaria di Hawkins (Indiana) e il misterioso mondo del Sottosopra. 
Caleb e Gaten, com’è cambiata la vostra vita dalla prima alla terza stagione? 
Gaten: «Soprattutto la vita sociale. Ora ci riconoscono tutti per strada e sembra una cosa talmente naturale c’è quasi non ricordo come fosse la mia vita prima della popolarità. Ogni stagione ci ha portati a scoprire meglio chi siamo».
Celeb: «La mia vita è cambiata per via dei viaggi intorno al mondo, delle molte opportunità di fare quello che amiamo e di venire in Italia. Io sono il primo della mia famiglia a venire in Italia». 
Ragazzi, non sembra anche a voi che i nuovi episodi facciano molta più paura? 
Gaten: «Sì, in effetti in questa nuova stagione c’è più thriller e più horror».
Cosa vi fa più paura nella serie e nella vita reale? 
Caleb: «Nella vita, le persone malvagie. Nella serie, l’evoluzione del nuovo mostro e del mondo del Sottosopra». 
Gaten: «A me spaventa l’idea che esista un altro mondo più forte del nostro e che possa avere la meglio».
Dal vostro punto di vista, perché Stranger Things ha avuto tanto successo? 
G.: «Perché è un mix di generi diversi».
C.: «Perché è trasversale e multi generazionale. E poi chi non ama gli anni 80?».
Gaten, lei ha lavorato molto in teatro prima del debutto su Netflix e ha partecipato al video “Swish Swish” di Katy Perry. Com’è lei, e che esperienza e’ stata stare sul set?
«Katy è stata molto carina. Tra l’altro mi ha voluto nel video perché è una grande fan di Stranger Things».
Caleb, lei invece ha lavorato con Steven Soderbergh nel film Netflix “High Flying Bird”, cosa pensa di lui come regista e come persona? 
«Soderbergh è un genio. È stato fantastico lavorare con lui sul set. Ha una calma zen anche nel caos totale. Tra l’altro quando ho fatto il provino per il film, lui non aveva visto “Stranger Things” quindi ho avuto la parte perché gli piaceva il mio modo di recitare». 
Ragazzi, quando riguardate gli episodi delle vecchie stagioni della serie cosa pensate? 
Caleb: «Che è una follia! Tecnicamente stiamo crescendo con Stranger Things. Mi riguardo e penso: mamma mia com’era piccolo! Comunque è bello crescere così ed essere circondato da altri coetanei». 
Nelle prime stagioni si faceva riferimento a Phoebe Cates come icona di bellezza degli anni 80. Chi è la vostra icona di bellezza? 
«Mia madre (rispondono in coro, ndr)». 
Ragazzi, qual è il messaggio più forte di queste tre stagioni? 
C.: «Amicizia, famiglia e legami tra le persone».
G.: «Il cameratismo, la forza di unirsi e fare barriera insieme contro le avversità perché l’amicizia è più forte della paura». 
BARBARA NEVOSI 

8 Luglio 2019
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