Ma in che mondo stiamo vivendo?
Rifletteteci senza retropensieri, appartenenze politiche, religiose, etniche e territoriali e chiedetevi: ma che mondo è quello che da anni si sta accanendo contro l’ambiente distruggendone la “naturalità” e la diversità biologica? Che mondo è quello che non contempla la compassione, il perdono e la solidarietà per gli ultimi? Dove è finita la civiltà antica, la saggezza greca, il perdono cristiano?
Che mondo è quello che fatica a riconoscere le diversità, le “stranezze” della natura umana come regalo e arricchimento che invece disprezza, esorcizza, stigmatizza, condanna? Che mondo è quello che nega lo sforzo della scienza esercitato nei secoli dall’illuminismo in poi fatto di sperimentazioni, scoperte e studi e ci riporta alle superstizioni antiche e ai flagelli divini? Come può definirsi l’occhio per occhio, vita mia mors tua, l’egoismo sociale, l’arricchimento senza lavoro, il furto come valore, l’opportunismo come occasione e l’ignoranza come esibizione.
Che mondo è quello che dimentica la storia e le sue lezioni, le fatiche e i suoi sacrifici, gli eroi, i patrioti, i combattenti, gli esploratori, i filosofi e i saggi? Che mondo è quello che rivendica l’oggi senza ieri e forse senza domani? Che mondo sarà quello della testa bassa, della schiena prona, del sì e del sissignore, della massa appecoronata e del popolo bue, delle menzogne, della calunnia e la disinformazione?
”Fatti non fummo per vivere come bruti ma per ricercare virtù e conoscenza” fece dire Dante Alighieri al prode Ulisse. Oggi a maggior ragione lo griderebbe stupefatto e indignato al mondo.
UMBERTO SILVESTRI
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