Petra Conti danza
6:00 am, 28 Giugno 19 calendario

Conti: «Grazie ai social posso aiutare chi soffre»

Di: Redazione Metronews
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VERONA La stella internazionale della danza Petra Conti, grande protagonista “in punta di piedi” dell’estate italiana. Principal dancer del Los Angeles Ballet (già prima ballerina alla Scala di Milano e al Boston Ballet) dopo tour in Usa, Canada, Russia e Ucraina, è impegnata per 16 recite nei due titoli verdiani di punta dell’Arena di Verona Opera Festival 2019: “La Traviata” e “Aida”.
Petra, che effetto fa danzare all’Arena di Verona?
«Per me è un grande onore tornare per il terzo anno consecutivo all’Arena. Sono orgogliosa di poter essere apprezzata nella mia patria e di potermi esibire sul palcoscenico più grande del mondo. Un’emozione grandissima essere impegnata nella Traviata, immensa produzione che ha aperto il Festival lirico 2019 in mondovisione al cospetto del presidente Mattarella e ultima grande creazione del maestro Franco Zeffirelli, da poco scomparso. Lui per me  è stato un mito, soprattutto per il suo film Romeo e Giulietta che ho tanto amato e, da ragazzina, visto e rivisto mille volte. L’anno scorso sono stata interprete in Arena della sua bellissima Aida e sono grata di poterlo onorare mettendo la mia danza al servizio di un suo allestimento».
Quanta fatica per arrivare fin qui! Un ricordo del suo esordio?
«Il mio debutto è avvenuto proprio a Verona, al Filarmonico: avevo 17 anni. Mi stavo diplomando all’Accademia di Danza di Roma e sono stata scelta come Prima ballerina ospite per interpretare la protagonista nel balletto Cenerentola con i complessi artistici dell’Arena. Il mio 1° grande ruolo! Una favola che si è tramutata in realtà: in quell’occasione ho conosciuto Eris Nezha, che avrei ritrovato alla Scala anni dopo, per poi diventare mio marito».
Un’esperienza che l’ha segnata particolarmente?
«Penso al mio debutto all’Arena di Verona nel 2017: come quest’anno, nel ruolo della Schiava nel ballabile di Aida. È stato il mio felice ritorno in scena dopo la malattia, che mi ha tenuta lontana dalla danza per un anno: un brutto cancro al rene diagnosticatomi nel 2016».
Cos’ha provato in quel momento?
«Ricordo l’emozione moltiplicata a mille: tornare ad esibirsi, e farlo per la prima volta davanti a un pubblico di 15.000 persone nel suggestivo anfiteatro, ricco di secoli di storia, tempio della lirica mondiale… una sensazione indescrivibile!».
Un consiglio di Petra Conti a chi è agli inizi nel mondo della danza?
«Non mollare alle prime difficoltà. La danza ti chiede tanto e intraprendere la carriera del ballerino è una sorta di “vocazione”: è una grande passione, che richiede di essere pronti a sacrificarsi completamente».
Terrà dall’8 al 13 luglio una masterclass di danza classica: cosa devono aspettarsi i partecipanti?
«Insegnare ai più giovani è il mio 2° mestiere! È stimolante condividere la mia esperienza con le nuove generazioni. Cerco di trasmettere la passione e la dedizione, in modo rigoroso ma divertente! Insegnare significa prima di tutto instaurare fiducia: il rapporto maestro-allievo è un delicato equilibrio tra rispetto, ammirazione e fiducia. Sharing is caring si dice in inglese: condividere vuol dire prendersi cura. È il mio credo».
Come vede l’Italia? E come ci vedono all’estero?
«L’Italia all’estero è sinonimo di cultura e gli artisti italiani sono apprezzati e valorizzati. Si dovrebbe investire di più nel proprio patrimonio, puntando a una migliore valorizzazione delle eccellenze, onde evitare che fuggano altrove per maggiori opportunità di carriera».
Il suo rapporto con i social?
«Sono molto attiva su Instagram. Il mio profilo è diventato un biglietto da visita e diario di bordo della mia vita da ballerina. Cerco di mostrare ogni aspetto della professione… Grazie ai social mi impegno anche come motivational influencer per le persone che attraversano difficoltà; cerco di trasmettere consapevolezza nei confronti della malattia per chi soffre di cancro e promuovere l’amore verso il proprio corpo».
Un sogno nel cassetto?
«Vorrei aprire un’Accademia di danza classica in America e gestire un piccolo teatro con diversi organici: ballo, coro, orchestra…qui in Italia è la normalità, ma in Usa no».
Dove le piacerebbe esibirsi?
«Magari come ospite dell’American Ballet Theatre al Metropolitan di New York, con il Royal Ballet di Londra o con il corpo di ballo del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, dove mi sono perfezionata».
E con chi le piacerebbe lavorare?
«Con registi di grande spessore in film che parlino di danza. Adoro recitare e vorrei contribuire in questo modo a continuare a sensibilizzare il pubblico sulla danza, perché non si spengano mai i riflettori su quest’arte meravigliosa».
 
ORIETTA CICCHINELLI

28 Giugno 2019
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