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7:00 am, 26 Giugno 19 calendario

A Prato il ventenne che ridà nuova vita ai tessuti

Di: Redazione Metronews
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Va a caccia del freddo, soprattutto in questa stagione di caldo da record. E lo fa non per rilassarsi, ma per lavorare. «Ogni estate a luglio parto da Prato e arrivo a 2800 metri di altezza per vendere gli scaldacolli. In questo modo intercetto nuovi potenziali clienti», racconta Giuseppe Allocca, giovane artigiano della maglieria, nato a Firenze ventisei anni fa e da sempre residente a Prato, in tasca una laurea triennale in economia a Firenze e poi un master in amministrazione e finanza a Roma. Giuseppe con sua sorella gemella Sara ogni anno a metà luglio va a Brusson, meno di mille anime in Valle D’Aosta, al festival “Il richiamo della foresta”. 
«Lo dico spesso: siamo giovani, ma con quarant’anni di esperienza. Perché in realtà la nostra impresa affonda le radici nella storia della famiglia. Ecco perché mi considero un artigiano al cento per cento. Produco accessori invernali di maglieria: guanti, stole, sciarpe. Il rischio è vendere soltanto di inverno, ma con l’e-commerce e con gli eventi itineranti in alta montagna ribaltiamo la stagionalità della merce», precisa Giuseppe, una passione innata per il teatro e l’amore per i tessuti tramandato da sua zia. Passione di famiglia, si potrebbe dire. Nasce così il brand Lo fo io, navigabile online su Lofoio.come vincitore del premio Artigeni, promosso da CNA Toscana Centro «Mia zia era impegnata nel settore da diverse generazioni: produceva accessori invernali per conto terzi e presidiava una parte della filiera, lavorando per grandissimi brand. Così ho cominciato da giovanissimo nel suo laboratorio. Ho iniziato a vendere gli avanzi di produzione ad amici e parenti e ho iniziato a fare i primi mercati con la sveglia alle quattro e mezza del mattino.  Così l’amore per i tessuti è entrato nelle vene», ricorda Giuseppe. Quando la zia è andata in pensione lui ha recuperato i suoi macchinari e il laboratorio. Oggi con sua sorella si occupa di tutta la trasformazione del filato ad oggetto quasi finito. E c’è pure la complicità di mamma Matilde, 54enne toscana doc. «È lei al centro di tutto perché è la regina della produzione». Così insieme a mamma Matilde nasce lo sciarpello, ovvero la sciarpa di un metro e ottanta centimetri cilindrica che è anche cappello, O ancora il ganzo, ovvero uno scaldacollo che diventa cappello. «Per spiegare il loro funzionamento abbiamo realizzato anche dei tutorial su YouTube», precisa Giuseppe, che da quattro anni collabora con i cenciaioli, ovvero gli storici ambulanti degli stracci, figure quasi mitologiche nate nell’Ottocento e che consentono di avere un ottimo filato che poi viene rigenerato completamente.
«Ricordo che nel gigantesco magazzino di zia si facevano anche tante feste, insomma abbiamo sempre lavorato tanto, ma ci siamo anche divertiti», dice Giuseppe. E forse in fondo è questa la chiave per fare le cose per bene. Lavorare al meglio, e nel farlo divertirsi parecchio. 
Giampaolo Colletti
@gpcolletti
 

26 Giugno 2019
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