Usarono solo l’omeopatia Genitori condannati a 3 mesi

Il gup del tribunale di Ancona, Paola Moscaroli, ha condannato a tre mesi il papà e la mamma del bimbo di 7 anni di Cagli (Pesaro-Urbino) morto il 27 maggio 2017 all’ospedale Salesi di Ancona per le conseguenze di un’otite curata con rimedi omeopatici e sfociata in encefalite. Il giudice ha accolto la richiesta del pm, Daniele Paci, che aveva accusato i genitori di concorso in omicidio colposo aggravato. Il procedimento si è svolto con il rito abbreviato e per entrambi la pena è stata sospesa. Il gup ha anche rinviato a giudizio il medico omeopata (non ha fatto richiesta di riti alternativi), che – secondo l’accusa – è responsabile di «negligenza, imprudenza e imperizia per aver sottostimato il quadro clinico tipico di un’infezione locale di elevata gravità, prescrivendo una terapia a base di medicinali omeopatici nonostante la recrudescenza dei sintomi omettendo di predisporre qualsivoglia approfondimento diagnostico ed evitando di prescrivere le necessarie terapie antibiotiche adeguate alla cura della patologia». L’omeopata dovrà rispondere di omicidio colposo e la prima udienza del processo a suo carico è stata calendarizzata per il 24 settembre. 
Dice l’avvocato dei genitori Federico Gori: «Dovremo capire quali sono gli elementi che il giudice ha ritenuto determinanti per la condanna. La percezione è che questa vicenda travalichi il singolo caso, il tema vero che il giudice dovrà affrontare è se questa medicina alternativa poteva avere efficacia».
«Non si può morire per un’otite. Essere medico significa seguire scienza e coscienza e tutti noi abbiamo giurato di salvare la vita ai nostri pazienti», ha commentato su Facebook il ministro della Salute, Giulia Grillo. Per Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) «è bene ricordare che queste metodiche sono complementari e non sostitutive. Il medico deve attenersi alle indicazioni della scienza».