Governo, mini tregua per chiudere i decreti
ROMA Prima una telefonata «lunga e cordiale» tra i due vicepremier Salvini e Di Maio – nel corso della quale si è trovata la quadra sui decreti Crescita e Sbloccacantieri – poi il leader del M5S è salito al Quirinale per rassicurare il capo dello Stato che «il governo vuole andare avanti». Mattarella «ha preso atto», ha chiesto chiarezza ed ha auspicato una personalità di alto profilo per il Commissario Ue, che la Lega rivendica per sé. Queste le mosse seguite al discorso del presidente del Consiglio Conte, che aveva minacciato la via delle dimissioni in caso di prosecuzione del clima conflittuale.
Corsa in Parlamento
Così ora, dopo i ripetuti rinvii e lo stallo in Parlamento sui decreti Crescita e Sbloccacantieri, Camera e Senato spingono sull’acceleratore. A rimettere in moto l’iter dei due provvedimenti è stata l’intesa siglata al vertice tra M5S e Lega sulle norme relative al Codice degli appalti. Se ne prevede la sospensione «di alcuni punti rilevanti» per due anni, ma al contempo «saranno garantite le soglie già in vigore per i subappalti e salvaguardati gli obblighi di sicurezza per le imprese». Accordo in vista anche sulla trasformazione delle misure “Salva Roma” in azioni più generali a favore di tutti i Comuni in difficoltà. I tempi, però, stringono: il decreto Sbloccacantieri, all’esame del Senato, scade il 17 giugno, e deve essere licenziato prima da Palazzo Madama e poi dalla Camera. Il decreto Crescita scade invece il 29 giugno e anche in questo caso dovrà essere approvato prima da Montecitorio e poi al Senato. Dunque si profilano testi blindati e ricorso al voto di fiducia per evitare incidenti di percorso. Ma oggi è attesa la bacchettata della Commissione Ue sul debito, con i primi passi della procedura d’infrazione. «Si aprirà un negoziato – la speranza del ministro Tria – ovviamente se cresce l’economia non c’è bisogno di sforare niente».
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