Kim fa giustiziare chi fece flop al summit con Usa
Il dittatore nordcoreano, Kim Jong-un, ha fatto giustiziare l’inviato per la questione nucleare con gli Stati Uniti, Kim Hyok-chol, e altri quattro funzionari del ministero degli Esteri, dopo il fallito summit di Hanoi con il presidente Usa, Donald Trump. I cinque sono stati uccisi a marzo all’aeroporto Mirim di Pyongyang, secondo una fonte anonima citata dal quotidiano sudcoreano, Chosun Ilbo. Erano accusati di spionaggio per gli Usa, e in particolare l’inviato di Pyongyang è stato accusato di avere prodotto uno “scarso resoconto dei negoziati senza avere colto in maniera appropriata le intenzioni di Washington”.
Numero due. Secondo la fonte inoltre, la purga non ha risparmiato neanche l’ex numero due del regime, Kim Yong-chol, per anni a capo dello spionaggio militare. Kim è riuscito ad evitare l’esecuzione, ma è stato condannato ai lavori forzati, che starebbe scontando nella provincia settentrionale di Jagang. Stessa sorte per l’interprete di Kim nell’incontro con Trump, Shin Hye-yong, accusata di avere “macchiato l’autorità” del leader nordcoreano per un errore di traduzione, e a un’altra funzionaria dello spionaggio, Kim Song-hye. Segnali di una possibile purga erano emersi già poche settimane dopo il summit, che non ha prodotto un accordo sulla denuclearizzazione della penisola coreana in cambio di un alleviamento delle sanzioni. Il mese scorso, secondo fonti di intelligence di Seul, Kim Yong-chol era stato rimosso dalla carica di capo dell’agenzia nordcoreana che si occupa dei rapporti con la Corea del Sud, lo United Front Department, uno dei più importanti organi dello spionaggio di Pyongyang. Le indiscrezioni erano trapelate per l’assenza del suo nome dall’elenco di funzionari che accompagnarono Kim nella sua visita a Vladivostok, quando il leader incontrò il presidente russo, Vladimir Putin. Una retrocessione nella gerarchia di potere è molto probabilmente toccata anche alla sorella del leader, Kim Yo-jong, tra i suoi principali consiglieri, comparsa al fianco del fratello in tutti gli eventi all’estero dalla fine dell’escalation missilistica e nucleare del 2017, fino al summit di Hanoi. Da allora, Kim Yo-jong non è più apparsa in pubblico, e la sua assenza dalle foto ufficiali dell’Assemblea Suprema del Popolo (Parlamento) che ha rieletto Kim Jong-un a capo supremo della Corea del Nord, era stata notata già a marzo scorso. Il quotidiano sudcoreano ha citato anche un editoriale del Rodong Sinmun, il maggiore giornale nordcoreano che, senza fare riferimento diretto alle purghe, ha preso di mira gli “atti anti-partito e anti-rivoluzionari” contro il leader. I “traditori e voltagabbana” che li hanno commessi “non eviteranno i duro giudizio della rivoluzione”, scrive il Rodong Sinmun riecheggiando termini già utilizzati nel 2013, quando Kim fece giustiziare per tradimento lo zio Jang Song-Taek, dopo un processo sommario. Cauto il governo di Seul: “Non c’è niente che possiamo confermare. Stiamo monitorando la situazione”.
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