La birra artigianale che nasce al ristorante
La birra più bevuta da nessuna parte: con questo slogan semplice e geniale un micro-birrificio artigianale ligure sta scalando sui social l’attenzione di mezzo mondo. Siamo a San Massimo, piccola frazione di Rapallo, notissimo comune ligure abitato da trentamila anime nell’area metropolitana genovese, con un’estensione che comprende anche i comuni di Santa Margherita Ligure e Portofino. In queste colline che si affacciano sul mare in un laboratorio di tre metri per quattro nasce nel 2013 il birrificio Galhop. Produzione limitata ma di qualità: duemila litri all’anno, con vendita diretta e l’utilizzo nel ristorante di famiglia.
L’idea è di tre fratelli di una famiglia di ristoratori, tutti di età compresa tra i 32 e i 38 anni. Emanuele Oneto detto Mimmi è il birraio e cuoco del ristorante dei genitori. Un percorso da autodidatta, con corsi specifici e una formazione sul campo nella prestigiosa Brooklyn Brewery di New York, uno dei birrifici più importanti al mondo. C’è poi Martino, che gestisce la cantina del ristorante e la carta dei vini. E poi ad occuparsi della comunicazione c’è Giovanbattista detto Gibbo. Una comunicazione artigianale, come la birra prodotta e utilizzata prevalentemente nel ristorante di mamma e papà.
«Il nostro posizionamento è naturale, autentico, spontaneo. Pubblichiamo quello che ci viene in mente. Non abbiamo l’ambizione di colpire un target o di fare numeri rilevanti. Così inseriamo quello che ci fa ridere. E che poi abbiamo scoperto è ciò che piace anche alla nostra community», racconta Gibbo, che con i fratelli è stato anche ospite al “Brand Festival” svoltosi a Jesi a marzo di quest’anno.
L’intuizione nasce perché la famiglia ha un ristorante con sessant’anni di storia. Si chiama U Giancu e offre cucina tipica ligure di campagna. Un locale con una forte identità. «Nostro papà è da sempre un appassionato di fumetti, così nella sala c’è una sorta di museo del fumetto, con le pareti tappezzate di tavole originali. Così si può mangiare ammirando le opere di Milo Manara o di Jean Giraud, detto Moebius. Poi mio papà è a sua volta un fumetto vivente: durante il servizio indossa a rotazione uno dei duecento cappellini da collezione che ha. E così anche il pasto con gli amici o la famiglia diventa un’esperienza unica», precisa Gibbo.
Il birrificio è su Facebook e su Instagram, mentre il sito web è Galhop.com. I video sono una quindicina, tutti presenti su YouTube. «Abbiamo coinvolto un noto regista e tanti attori, tutti amici. Se avessimo dovuto pagarli avremmo dovuto vendere il birrificio», scherza Gibbo.
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti
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