La Maestà in Duomo la polemica continua
MILANO «Un’opera che non fa scandalo non è un’opera». La risposta di Vittorio Sgarbi alla “Maestà Soffrente” (foto) di Gaetano Pesce installata davanti al Duomo e inaugurata ieri. «Quest’opera – prosegue Sgarbi – è transitoria e Pesce non è un designer ma è a metà tra l’architetto e l’artista. È l’anti Boeri, l’anti De Lucchi. È artista nel suo significato più alto». Così l’arte torna a far discutere. Quell’opera che si staglia sullo sfondo delle guglie e sotto la Madonnina, è, per l’artista, un grido d’allarme contro la violenza sulle donne: un’enorme poltrona che evoca il corpo femminile, trafitta da centinaia di frecce, bloccata al suolo da una catena a cui è legata e circondata da teste di belve feroci. La “Maestà soffrente”, nuovo step artistico di Pesce a 50 anni dalla realizzazione della Up5&6, trova dalla sua parte il sindaco Sala («A me non dispiace. Già gli anni scorsi abbiamo inserito opere contemporanee nel centro della città») e assolutamente contrario l’assessore regionale alla sicurezza De Corato («Milano capitale del design avrebbe potuto offrire di meglio»). E, mentre la Curia si chiude in un rigoroso silenzio, lo stesso Pesce spiega: «È un’occasione per discutere sulla violenza contro le donne. Ci siamo riusciti». Forse. «È una rappresentazione della violenza che è ulteriore violenza sulle donne perché reifica ciò che vorrebbe criticare», si legge sulla pagina Facebook di “Non una di meno». E la polemica continua. Patrizia Pertuso
© RIPRODUZIONE RISERVATA