Tv/Il nome della rosa
2:35 pm, 28 Febbraio 19 calendario

Il nome della rosa in tv, la serie con Turturro su Rai1

Di: Redazione Metronews
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ROMA E’ stato un grande amore. Verso il libro dei libri, verso “Il nome della rosa”. Eppure John Turturro non lo aveva neppure letto prima di questo progetto. Poi lo ha preso tra le mani al momento di scrivere la sceneggiatura (insieme a Giacomo Battiato, Nigel Williams e Andrea Porporati) e non lo ha più lasciato. Non solo per la scrittura di questa serie tratta proprio da “Il nome della rosa”  di Umberto Eco, dal 4 marzo su Rai1 e già venduta in tutto il mondo ma anche per costruire la sua interpretazione.
«Per me – spiega Turturro – non è stato solo un piacere poter entrare nei panni di Guglielmo da Baskerville perché ho trovato “Il nome della rosa” un libro fantastico. E’ stata una scoperta.Trovo che quel mondo e quel medioevo sia ancora molto attuale, sfortunatamente o fortunatamente. Ciò che più mi attirava era inserire  all’interno della sceneggiatura quanto più Eco possibile, quanto più libro possibile, quanto più il modo di pensare e di scoprire della mente di Guglielmo da Baskerville. Quello che mi interessava era il suo processo mentale, l’idea che il sapere fosse la maggior protezione verso il potere».
Insomma, per Turturro è stata una folgorazione. E il set un mondo a parte: «Sono stato colpito moltissimo soprattutto dal cast italiano, dal modo in cui ha recitato in inglese Roberto Herlizta (è riuscito, non sapendo l’inglese, anche ad essere ironico e non solo bravo, una cosa che non riesce a nessuno) ma anche dalla grandiosità del progetto. Confesso di non aver mai visto il film originale con Sean Connery, non perché non lo ami, ma perché avendo avuto sin da bambino in casa una bambola che era una sorta di Sean Connery nei panni di 007 ho pensato che era meglio non riandare a quei ricordi».
E allora eccolo Turturro nel ruolo che fu di Sean Connery  nel film del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud e Rupert Everett in quello di Bernardo Gui e poi gli italiani Stefano Fresi (che ringrazia «per avermi messo in vesti mai vestite, per avermi truccato e ricostruito come un monaco deforme che parla un po’ di ogni lingua e nessuna lingua»), Fabrizio Bentivoglio, Alessio Boni, Roberto Herlitzka («ho potuto recitare in inglese e ciò mi fa sentire immenso ma non ne capisco una parola, quindi sul set non ho potuto che scambiare smorfie e sorrisi con gli altri attori») e Greta Scarano che incarna una figura  legata all’eresia dei dolciniani (che Eco voleva non fossero maltrattati perché nel Medioevo hanno introdotto temi nuovi e importanti come l’uguaglianza e il rispetto delle donne), figura che non troviamo nel libro.
Proprio lei racconta di «aver imparato a lanciare frecce e a squartare animali, per il resto si è trattato di un’esperienza totalizzante, con un regista che mi ha dato la possibilità di essere inserita in un contesto con straordinarie personalità internazionali facendomi carico di molte fatiche».
Il tutto in location create da un intreccio di luoghi reali a teatri di posa tra Perugia, Umbria, i dintorni di Roma e Cinecittà e con lo stesso Umberto Eco che prima di morire ha avuto la possibilità di supervisionare la sceneggiatura: “Pensavamo che non ci avrebbe mai ricevuto -racconta Porporati – e invece è stato disponibilissimo; quando l’ho incontrato per la prima volta nella sua casa incredibile, che mi ha ricordato la biblioteca del romanzo, mi ha colpito il suo essere rigoroso ma molto divertente e sopratutto il suo chiedere  agli altri di essere divertenti. Per questo vorrei che il film trasmettesse ciò che a me è rimasto di quell’incontro e cioè che la cosa fondamentale è ridere di tutto e non smettere mai di farlo».
E allora ecco la serie appena presentata in anteprima mondiale: otto episodi da 50 minuti l’uno, per quattro serate, dal 4 marzo su Rai1 (e in contemporanea in ultra HD su Rai 4k, canale 210 della piattaforma Tivusat) che hanno richiesto ben diciotto settimane di lavorazione.
Firma il tutto Giacomo Battiato che dice di aver voluto realizzare «un viaggio degli spettatori nel labirinto di quel libro, storia di uomini e mostri che sono  quelli che noi continuiamo a portarci dentro; un libro miracoloso che non è un romanzo e basta: è un grande libro dentro cui c’è tutto, la storia, la filosofia, la donna, l’amore, il terrorismo, la conoscenza, l’intolleranza, l’odio. Trasformare in una forma limitata tutto questo è stato difficilissimo. Se non sono ancora morto è solo grazie alla bravura degli attori».
SILVIA DI PAOLA

28 Febbraio 2019
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