Oscar 2019
3:04 pm, 25 Febbraio 19 calendario

Agli Oscar il riscatto delle “minoranze”

Di: Redazione Metronews
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ROMA L’italo-americano con pancetta, modi rudi ma anche grande cuore cui ha dato corpo il bravo Viggo Mortesen resterà negli occhi di molti anche se l’Academy come miglior attore protagonista gli ha preferito il già pluripremiato e applaudito Rami Malek, interprete di Freddie Mercury in “Bohemian Rhapsody”. Ma, se la storia di amicizia antirazziale “Green Book” by Peter Farrelly non ha avuto un premio per il suo protagonista, lo ha preso per il miglior film, oltre che per il miglior non protagonista, l’afroamericano Mahershala Ali  (che fa il paio con Regina King migliore attrice non protagonista per il film di Barry Jenkins “Se la strada potesse parlare”, tratto dal romanzo di James Baldwin) e per la sceneggiatura originale in questa notte degli Oscar, annata 91esima che è partita non a caso con l’esibizione dei Queen. E senza presentatore ma con Tina Fey, Rachida Jones e Amy Poehler a dire a voce alta: «Non c’è un presentatore, non c’è la categoria film popolare e il Messico non pagherà per il muro».
Non poco se si considera che ancora una volta (la quinta in sei anni) l’Oscar alla regia va ad un film messicano, “Roma”, bellissimo bianco e nero di Alfonso Cuaron che vince anche come miglior film straniero e miglior fotografia e commenta: «Siamo tutti parte della stessa emozione, tutti parte dello stesso oceano. Nessun paese può costruire muri e imporre barriere». E non è tutto. Se  è  stata pura emozione l’esibizione di Bradley Cooper e Lady Gaga  (vincitrice per la migliore canzone di “A star is born”) che hanno cantato “Shallow” come due innamorati con tanto di commento di lei: «Non avrei mai potuto cantare questa canzone con nessun altro. Ho lavorato duramente, non si tratta di vincere. Se avete un sogno combattete per realizzarlo, non importa quante volte sarete rifiutati».
Sono state vere anche le lacrime di Olivia Colman che ha ricevuto la statuetta come miglior attrice protagonista de “La Favorita” di  Yorgos Lanthimos, vincendo su Glenn Glose (favoritissima per “The Wife”, per lei settima candidatura che non l’ha portata all’Oscar dopo decenni di straordinarie interpretazioni), non è mancata la scossa del discorso di Spike Lee, salito sul palco per ritirare il premio per la miglior sceneggiatura non originale per “BlacKkKlansman”   che ha scaldato la platea dicendo: «Le elezioni 2020 sono dietro l’angolo, ricordiamocelo, possiamo fare una scelta di amore e non di odio».
Molto afroamericano il sapore questa edizione degli Oscar, in cui di Italia c’è stata solo  la partecipazione di Sara Pichelli  a  ‘“Spiderman. Un nuovo Universo”, premiato come miglior film di animazione in cui la Pichelli ha costruito il personaggio di Miles, ispirandosi soprattutto ai fumetti nati dalla penna di Stan Lee e di Steve Ditko,  qui anche coproduttore.
Ma, Italia a parte, questa edizione sarà ricordata come quella di un vero riscatto. Dei messicani, delle donne e degli afroamericani prima di tutto perché a loro sono andati molti premi, oltre ai suddetti due attori non protagonisti e al mitico Spike Lee, da conteggiare anche l’afroamericana Hannah Beachier, vincitrice dell’Oscar per il  design, nonché la costumista Ruth Carter, Oscar per i migliori costumi, quelli indossati  della popolazione di Wakanda in “Black Panther”. E’ stata lei che, dopo aver ringraziato Spike Lee («il primo che ha creduto in me») ha sottolineato il messaggio, forte e chiaro, di “Black Panther”, tra l’altro primo film tratto da un fumetto candidato nella categoria miglior film: «Black Panter ha mostrato come le donne possano davvero comandare il mondo».
SILVIA DI PAOLA

25 Febbraio 2019
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