CARLO BARBIERI
5:50 am, 29 Gennaio 19 calendario

Ma in Africa bisogna tenere d’occhio i cinesi

Di: Redazione Metronews
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Scrive un missionario italiano in Africa a proposito della silenziosa, massiccia espansione cinese: “Ho avuto modo di vedere sia in Repubblica Centrafricana che in Congo. C’è di che preoccuparsi. La Cina non suona le trombe e non è interessata ai diritti umani. Ha degli obiettivi e ottiene molto perché fa anche molto gratuitamente, avendo chiaro cosa vuole raggiungere. 
I nostri non sanno nemmeno cosa sia il “Franco coloniale” e parlano a vanvera”.
Già: la Cina e l’Africa. Si parla tanto della Francia, alla quale contestiamo cose vere (la lunga mano sull’Africa francofona e le manovre in Libia), e cose false come “la Francia si paga il debito pubblico coi soldi del Fcfa”. Ma cosa fa la Cina in Africa “senza suonare trombe”? 
Rimaniamo sulle notizie verificate. Nel settembre 2018, al Forum Africa-Cina, la Cina ha promesso  di investire 60 miliardi di dollari negli anni successivi. Lo farà davvero, perché nel 2015 ne aveva promessi altrettanti e li ha investiti. In ponti, strade, ferrovie, stadi, “peacekeeper” dell’Unione Africana. E questi altri 60 miliardi? In prestiti a tasso zero, linee di credito, fondi per sviluppo e progetti cinesi. 
Bontà d’animo? No: visione e programmazione di lungo periodo. L’Africa è ricca di materie prime e di forza lavoro a basso costo; e la Cina comincia a spostare lì le attività produttive ad alta intensità di manodopera e quelle ad alta intensità di materia prima: meglio trasformarla in Africa e esportare il prodotto semilavorato o finito.  Inoltre grazie al suo crescente “peso” in Africa, la Cina si assicura l’accesso stabile a materiali strategici. È il caso del Coltan, insostituibile nell’elettronica – e quindi nei cellulari, nei sistemi d’arma e nell’industria spaziale – di cui il Congo possiede il 50% delle risorse mondiali. E poi c’è la fame di terra. La Cina, con il 22% della popolazione mondiale ma il 7% di terreni coltivabili, fa da tempo “land grabbing” in Africa, acquistando enormi estensioni di terreno.
CARLO BARBIERI

29 Gennaio 2019
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