Cinema/Green Book
8:30 am, 29 Gennaio 19 calendario

«Io, buttafuori omofobo, viaggio nell’America razzista»

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Una specie di lati divertenti», ha pensato Viggo Mortensen quando Peter Farelly gli ha proposto il ruolo del buttafuori italoamericano Tony Lip che nell’America razzista del ‘62 deve accompagnare il pianista afroamericano Don Shirley, applaudito al Nord ma in  pericolo nel Sud e dove, però, il pianista vuole a tutti i costi andare in tour.
Ed ecco  “Green Book” che farà ridere e piangere (da giovedì in sala) e che per Viggo è «una  una lezione di educazione civica e di storia, una favola con una morale, qualcosa di cui oggi abbiamo  bisogno». 
È anche un film sulla necessità di andare oltre le prime impressioni. 
«Le prime impressioni sono sempre limitate. Solo perché hai 3 dottorati e parli 8 lingue come Don Shirley, non puoi ignorare certi tipi di persone, certi modi di esprimersi o ciò che c’è al di là del tuo mondo».
Ha esitato prima di accettare questo ruolo? 
«Sì: avevo tempo per prepararmi ma ero nervoso, avevo paura di sbagliare e non volevo fare la classica caricatura di un italoamericano. Così ho detto a Pete: “Ci sono molti bravi attori italoamericani là fuori, perché vuoi me nel ruolo?”. E lui: “Perché so che lo farai meglio di molti altri”». 
Si aspettava tanto successo e ben 5 nomination agli Oscar? 
«Avevamo visto che il pubblico reagiva bene ovunque. La forza del film è  che ti invita a pensare, ma non ti dice di pensare. Non fa alcun tipo di predica».
SILVIA DI PAOLA

29 Gennaio 2019
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