Maurizio Baruffaldi
5:09 am, 6 Dicembre 18 calendario

Lo sforzo disumano di chi può solo accudire

Di: Redazione Metronews
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È una persona che si apprezza e rispetta, qualunque sia la maglia che abbia indossato, tanto da non ricevere alcuna porcheria social. Che pure sono ormai un effetto collaterale: esiste gente che ha fatto quelle scritte sull’Heysel e su Scirea! Il tifo estremo da tastiera (sport, politica o scienza), sta creando una nuova massa di persone incapaci di un pensiero lucido. Lobotomizzati dall’odio. Che fare con questa gente? Durezza. Altro che tutto ‘sto cinema contro i migranti! Ma torniamo al nostro Re Leone Vialli. Ascoltando la sua intervista ho ricordato un caro amico colpito troppo giovane dal mostro. Ne è uscito dopo anni di lotta, rifiutando un’operazione che l’avrebbe menomato, e ostinandosi nelle cure canoniche di chemio e radio, certo, ma supportandole con feroci regimi alimentari; e filosofici, anche. Nella testa succede parecchio. E il corpo è un suo suddito. E lui è uno dei miei eroi. Non ne parla più, è stanco dell’argomento, ora deve vivere, la sua seconda vita, appunto, ma quando ne ha parlato è stato solo per nominare i suoi genitori. Ce l’ha fatta grazie a loro, ha detto. E non stiamo parlando dei ringraziamenti di rito televisivi: qui è carne e sangue, non scenografia. Solo per loro. Perché?
Perché erano onnipresenti e discreti. E cucinavano queste pietanze, anche complicate, quotidiane e ripetute; e sorridevano spesso, omettendo l’ansia, o almeno, tenendola nascosta. Erano al servizio. Servire: parola meravigliosa, bistrattata dai mediocri. Io mi esalto, se sono utile. Punto. Riconosceva lo sforzo disumano di chi non poteva nemmeno combattere, ma solo accudire e sostenere. E subire. E lacerarsi d’attese e speranze continue. Doveva vivere per risarcire questo amore. Non mollare mai, perché accanto a lui c’era chi non avrebbe mai mollato. Quando Gianluca Vialli dice «La prima cosa alla quale ha pensato era di non voler morire prima dei suoi genitori», richiama Enea che ha sulle spalle il vecchio padre malato Anchise, e per mano il figlio Ascanio. Ed è tutto.
MAURIZIO BARUFFALDI

6 Dicembre 2018
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