No TAV
1:21 pm, 5 Dicembre 18 calendario

No Tav, per Grillo il reato va in prescrizione

Di: Redazione Metronews
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La Corte d’appello di Torino ha dichiarato prescritto il reato di violazione dei sigilli apposti alla baita No Tav di Chiomonte per il quale Beppe Grillo, nel 2014, era stato condannato in primo grado a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 100 euro. I fatti si riferiscono a un episodio avvenuto nel dicembre 2010 in Val Clarea: nell’area in cui sarebbe sorto il cantiere della Torino-Lione i No Tav avevano costruito una baita, presto divenuta avamposto di chi si oppone alla Torino- Lione. L’edificio era stato successivamente sequestrato dai carabinieri, che avevano posto i sigilli alla porta d’ingresso. Tali restrizioni – secondo i magistrati torinesi – erano state violate da Beppe Grillo e da un nutrito gruppo di No Tav. Grillo aveva tenuto un comizio dinanzi la baita, entrando poi all’interno della struttura.
I giudici: “Intervenuta prescrizione”. Tredici persone assolte, a vario titolo, “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non costituisce reato” e 11 sentenze di condanna, per le quali però è decorso il termine massimo prescrizionale pari a 7 anni e 6 mesi dalla data in cui è stato commesso il fatto. E’ questa, in sintesi, la decisione della Corte d’appello di Torino. “Non sussistendo i presupposti per una pronuncia assolutoria per motivi di merito – scrivono i giudici di secondo grado – si impone la pronuncia di estinzione per intervenuta prescrizione”.
“Giustizialismo boomerang”.  “A Di Maio & soci, che tanto si sono spesi nelle scorse settimane per far passare l’equivalenza ideologica tra prescrizione e colpevolezza, chiediamo: ora che Beppe Grillo vede prescritto un reato che gli era stato contestato , entra di diritto nella lista dei furbetti della prescrizione che sfuggono alla giustizia?”, si chiede il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto. “Pur trattandosi di un avversario politico, noi restiamo coerenti: Beppe Grillo è un cittadino che ha goduto dell’applicazione di un diritto costituzionalmente tutelato, quello alla ragionevole durata del processo. Ma questo caso è la prova provata di come il giustizialismo grillino, così carico di paradossi, finisca per rivelarsi un boomerang”, conclude.

5 Dicembre 2018
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