Alice Pagani Benedetta Porcaroli
6:15 am, 28 Novembre 18 calendario

«Baby squillo dei Parioli? Solo la punta di un iceberg»

Di: Redazione Metronews
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FILM Dai “Figli della notte” del suo dark esordio ai figli dei Parioli, figli della luce di un quartiere bene,satollo,cinico, povero di amore. Per Andrea De Sica, classe 1981, il passo è lungo ma spera di averlo fatto nel migliore dei modi possibili in questo Baby (attesissima serie da venerdi su Netflix) che,  attraverso il racconto di prostituzione giovanile, droghe, uniformi e fiumi di soldi vuol essere “una serie neoromantica”. Come dice lui: «Non raccontiamo la cronaca della storia delle baby squillo dei Parioli che è stata solo uno spunto per partire e parlare di altri personaggi, dato che la serie è corale, ciascuno dei ragazzi ha un problema e quello della prostituzione è solo una declinazione. E la serie tutto è tranne che una denuncia morale. Diciamo che vuol essere una serie su ciò che può significare l’adolescenza tra nichilismo e romanticismo perché la serie non è statica ma dinamica».
A rappresentare questo divenire una folla di attori: dalle giovani protagoniste Benedetta Porcaroli a Alice Pagani, da Brando Pacitto all’esordiente assoluto (che spacca) Riccardo Mandolini,da Mirko Trovato a Chabell Sastre Gonzales,da Isabella Ferrari a Claudia Pandolfi, per far solo dei nomi.
Ma da dove è iniziata questa avventura?
«Tutto è iniziato parlando un anno fa all’ anteprima di Suburra dell’idea di realizzare una serie per un pubblico adulto giovane e siamo stati fortunati perché è molto raro trovare qualcosa del genere scritto da giovani adulti» dice il regista che ha lavorato, affiancato Anna Negri, sulla sceneggiatura firmata dai Grams, nuovissimo collettivo di scrittori composto da Antonio Le Fosse, Re Salvator, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti, Giacomo Mazzariol, Isabella Aguilar e Giacomo Durzi. E sul perché si possa arrivare in 190 paesi con questa storia è presto detto: “La prima cosa che conta è la specificità perché ti fa entrare in una comunità , in un quartiere, dentro dei personaggi con caratteri precisi ed è proprio questo che ti rende esportabile”. Il che significa una sola cosa: alla fine questa è una serie che parla di ricerca di amore in un universo in cui sembra essercene pochissimo, che parla di amore e non di prostituzione.
E se Benedetta Porcaroli racconta la sua Chiara dicendo «è una ragazza che ho amato perché ha vissuto tutta la vita facendo solo ciò che gli altri si aspettano da lei e che però è diversa e infatti si rivelerà strada facendo e, nel mostrare le sue luci e le sue ombre, darà anche un’idea di quello che è il passaggio tra l’età adolescenziale e l’età adulta», Alice Pagani, l’ altra protagonista della serie arrivata ai provini della serie due mesi dopo il set di Paolo Sorrentino per Loro, chiosa: «Il mio personaggio cerca disperatamente amore, rapporti autentici e sicurezza che non ha, è sempre alla ricerca di un rapporto stabile con la sua famiglia prima di tutto e per questo è così tormentata, mi ha commosso e spero di esser riuscita a trasmettere tutto attraverso l’interpretazione, spero riesca a comunicare che bisogna anche sentirsi libere di essere sbagliate a volte e che non bisogna aver paura dei giudizi degli altri».
E davanti a loro le rispettive “madri” . Una è stata un’atleta e ora insegna ginnastica e ha la faccia di Claudia Pandolfi che così la racconta: «La mia madre è concreta, seria, ha sposato un ambasciatore, con lui ha un rapporto intorpidito mentre vive la sua rivoluzione interiore con movimenti emotivi sorprendenti», l’altra (Isabella Ferrari) trova il suo personaggio «impatica, fragile, immatura , l’ho amata proprio per le sue scelte sbagliate». E in mezzo a tutti il nuovo che deflagra arriva con Damiano, l’esordiente assoluto Riccardo Mandolini, qui un ragazzo che arriva dal Quarticciolo ed è precipitato, dopo la morte della madre, nella reggia dorata del padre ambasciatore e che confessa «una enorme tensione ed emozione perché sono l’unico qui ad esordire davvero».
E tra esordi e riapparizioni la domanda vera è che cosa c’è tra i due mondi? Tra genitori e figli? «Io non credo nei modelli ma nel fatto che ciascuno sia autentico-dice Alice Pagani- anche perché i genitori sbagliano spesso». E invece la Porcaroni: «No, io credo che i ruoli vadano rispettati e definiti, è ovvio che il momento più difficile è quando i figli smettono di vedere i genitori come supereroi e li vedono come persone imperfette e i genitori devono accettare che i figli sono ormai adulti e autonomi».
Ma c’è una speranza oltre il disagio e oltre questa incomunicabilità? Dicono gli autori: «Abbiamo cercato di non giudicare nessun personaggio e di non avere filtri moralistici o paternalistici, abbiamo cercato di essere il più vicini possibili ai loro conflitti e alla loro scelte in un mondo lontanissimo dalla periferia, con soldi e senza armi apparenti, senza pistole ma con altre armi».
E che cosa si aspettano i giovani attori dai giovani spettatori? «Che si accorgano che questa è una serie innovativa e per questo spero crei un modello – dice la Porcaroli – di sicuro vorrei che mettesse il pubblico nelle condizioni di farsi delle domande e non di darsi delle risposte». Appunto.
 
 
SILVIA DI PAOLA
 

28 Novembre 2018
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