Musica/Nuovo cd
8:30 am, 26 Ottobre 18 calendario

Elisa: «Apro alla musica i miei Diari segreti»

Di: Redazione Metronews
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ROMA Undici fotogrammi, spezzoni di una vita viva. Quella di Elisa Toffoli – cantantautrice di razza, polistrumentista, scrittrice, doppiatrice e molto altro – che non ha paura di mettersi a nudo in “Diari Aperti” (in uscita il 26 ottobre), un disco da ascoltare e riascoltare.
Racconti, ricordi, immagini poetiche guizzano fuori da questo concept album dove l’artista è ciò che è. Tanto che Elisa, per presentarlo, ha preferito il “faccia a faccia” a una canonica conferenza stampa. «Sì – spiega – È una cosa molto intima e non sarei stata capace di raccontarlo in pubblico. Così, immagino che ci sia solo un interlocutore davanti a me».
In un’epoca che corre veloce sul web e sui social: lei rallenta. Controcorrente. 
«Penso sia una necessità mia, ma anche collettiva, di scavare dentro. Spesso, i ritmi quotidiani ci fagocitano ed è difficile riuscire a concedersi davvero. È inquietante: c’è un cambiamento totale, ma spero ci sia una qualche forma di evoluzione in tutto questo e, forse, io sono solo di una generazione più vecchia».
“Diari Aperti” è anche un bilancio. 
«Ci sono stati momenti difficili, non bruttissimi nella mia vita: 20 di carriera e 40 anni compiuti mi hanno messo davanti a delle riflessioni. È stata come una ripartenza. Come una scissione tra le cose che ci piacciono e quelle che è necessario dire. Così ho scelto di fare un lavoro non più razionale, ma dettato da un moto interiore irrefrenabile. No, non mi sono lasciata trasportare da sensazioni piacevoli e che mi appagavano: qui tutto è più vero, anche se forse è stato meno divertente».
Come definirebbe questo album in italiano e con suoni originali che la vede anche produttrice? 
«Molto classico, meno contemporaneo dei precedenti. Poi magari i riferimenti sono italiani e stranieri: ho ascoltato molta musica anglosassone, adoro Arteha Franklin, e poi i cult come Dalla, De Gregori, Pino Daniele… Ma l’idea di base è sempre quella di evocare immagini, creando una musica che abbia dentro riferimenti al cinema, ai film. C’è sempre una chiave emoziale».
“Siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano” in (Quelli che restano, duetto intimo e vibrante tra Elisa e Francesco De Gregori, ndr) è un’immagine che dà bene il senso della vita.  Come nasce? 
«È uno di quei pezzi che avevo scritto nel mio diario dove appunto delle riflessioni: l’avevo scritta quasi tutta così come l’abbiamo cantata. Il ritornello, fulcro della canzone, è una di quelle frasi che dicono tutto. Una visione dalla parte degli incompresi, di quelli che hanno subito tante sconfitte per difendere i propri ideali».
E l’incontro con De Gregori? 
«Volevo tanto duettare con Francesco. Ho cercato nel mio Diario un pezzo adatto al suo stile, me lo cantavo imitando la sua voce e, alla fine, per esclusione, sono arrivata a “Quelli che restano”».
Il brano “Promettimi” è stato scelto per la campagna di Save The Children. 
«Mi piace molto come associazione e anche l’idea di creare questi punti luce in varie città dove ci sono periferie degradate dove c’è bisogno di aggregazione. Bellissima l’idea di realizzare una sorta di grande famiglia dove trovare conforto e aiuto… Ce n’è tanto bisogno perché siamo tanto soli! La famiglia è necessaria: occorre anche poter andare contro qualcuno per affermare se stessi. Se noi siamo spenti i nostri ragazzi contro chi si ribellano? Come possono affermare le loro idee se non hanno un confronto dialettico?»
Elisa mamma e artista: difficile conciliare le due anime? 
«Ci sono dei momenti in cui pensi: oddio, ora come faccio? La musica è una cosa totale, non è un lavoro partime e non è neanche un lavoro e quando la stai facendo c’è solo lei e questo ha il suo costo a livello di energie. Io, disorganizzata da giovane, ho dovuto imparare le strategie giuste in modo da poter stare con i bambini ed essere anche me stessa».
E come ci è riuscita? 
«Scrivendo di notte, quando i bimbi dormono. Per i primi 20 giorni è un massacro e devo andare a dormire in quell’oretta che loro sono a scuola. Poi il resto del tempo è più facile: i miei sono abituati anche a stare con la tata e con i nonni, hanno scuola a tempo pieno. E poi mi seguono in tour: si sono girati mezzo mondo. È sempre un gioco di equilibri e incastri per me faticoso, ma per loro è divertente. Non posso immaginare di andare via senza: almeno, mai più di 6 giorni».
Elisa ha scelto la dimensione intima del teatro per presentare live. Per Diari Aperti Tour dovremo aspettare primavera. 
«Dovevamo partire questo inverno ma era bello aspettare per far bene la promozione. Faremo una serie di instore tour che poi sono piccoli live in giro per l’Italia».
ORIETTA CICCHINELLI
 

26 Ottobre 2018
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