Milano/Teatro
8:15 am, 9 Ottobre 18 calendario

Donnellan e Middleton «L’arte inizia dove le parole finiscono»

Di: Redazione Metronews
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MILANO «L’abbiamo corteggiato a lungo. E ora si presenta con un testo messo in scena a Prato nel 1970 soltanto da Ronconi». Sergio Escobar, direttore del Piccolo, lo annuncia così. Lo spettacolo è “La tragedia del vendicatore” di Middleton. Lui, Declan Donnellan alla sua prima produzione italiana con un cast tutto italiano.
«Middleton e Shakespeare – spiega il regista, Leone d’Oro alla carriera –  si affermano in una Londra tra boom economico e disagio sociale. E all’epoca l’Italia cattolica era un luogo proibito per gli inglesi protestanti. Per poter parlare di corruzione, ambientavano le storie in Italia».
E allora eccola questa storia che già dai nomi dei personaggi dà indicazioni inesorabili.
«L’amante di Vindice è stata avvelenata – racconta Donnellan – e lui inizia, usando suo fratello come strumento, a cercare vendetta per riuscire ad uccidere il Duca. Poi perde il controllo».
Uno, nessuno, centomila Vindice. Un personaggio che «come tutti, indossa maschere a seconda del momento», spiega ancora il regista per il quale «l’autenticità è essere persone diverse. Siamo condannati a non essere autentici perché le due parti del nostro cervello non vanno d’accordo. Nell’emisfero sinistro c’è la parte analitica, in quello destro l’emozione. Tutto ciò che è importante comincia dove finiscono le parole. Durante le prove ci aggiravamo per la sala fiutando la vita. Pur avendo qualche forma di schema, volevo mantenere uno scenario aperto per rispondere alla vita qualora si fosse presentata». 
Lecito chiedersi come ha lavorato sulla drammaturgia con un cast tutto italiano. «Ho fatto un lavoro battuta su battuta per chiarire, definire o cambiare il testo in base a quello che avrebbe funzionato meglio. Nessun testo può essere mai attualizzato completamente, c’è sempre un livello di artificiosità. Non c’è via di fuga dalla performance così come non c’è dalla vita reale. L’arte comincia dove le parole finiscono».
E, a proposito di vita reale, tra i personaggi compare  un “operatore tv”. Donnellan non si sbilancia: «È una sorpresa, un’idea trasversale che usiamo in modo sottile. Ma vi assicuro che non ci saranno proiezioni».
Vedere per credere. Da stasera  al 16 novembre allo Strehler.
PATRIZIA PERTUSO

9 Ottobre 2018
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