«La mia Favola al femminile: una vera sfida»
CINEMA Una sfida a se stesso, una sfida agli stereotipi, una sfida al mondo. Partendo da una casa in un’America dei ‘50 tutta carta da parati fiorata e elettrodomestici e da una donna, corpetto, abiti color pastello, tacco a spillo, capello cotonato, rossetto. Una donna che per interprete, però, ha un uomo dalle toste sembianze maschili come quelle di Filippo Timi. Sarà questa “lei” a raccontarci una Favola di donne che si liberano dalla tirannia degli uomini. Arriva il 25 al cinema dal palcoscenico dov’è stata rappresentata a lungo e Timi (che l’ha ideata con Sebastiano Mauro) la racconta così: «È una favola con un sottotesto perturbante, una favola che diventa altro».
Ma è il desiderio di una nuova sfida che spinge a fare un film in vesti femminili?
«Sì, perché dopo il Mussolini di Bellocchio cercavo qualcosa di forte e interpretare una donna mi è sembrato perfetto, poi ho voluto portare lo spettacolo al cinema per offrirlo a un pubblico più ampio».
Perché proprio gli Anni ‘50?
«Perché è la prima immagine di un femminile intenso che mi è venuta in mente».
Timi, ma il film parla di donne o anche di uomini?
«Parla di donne che prendono coscienza di sé ma, tra le righe, anche dell’uomo rispetto alla figura femminile. Di uomini che, come ho fatto io recitando in tacchi a spillo, hanno molto da imparare sulle donne».
SILVIA DI PAOLA
© RIPRODUZIONE RISERVATA