Roma
7:09 pm, 8 Maggio 18 calendario

Raid dei Casamonica è «metodo mafioso»

Di: Redazione Metronews
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ROMA Il raid al Roxy Bar della Romanina del primo aprile scorso «non è stato affatto sottovalutato e non c’è stata alcuna minimizzazione del caso». Inquirenti e investigatori spiegano che «l’ordinanza cautelare, con la contestazione dell’aggravante del metodo mafioso a ben quattro indagati, è stata eseguita in tempi non veloci ma fulminei. Ed è la prima volta che succede a Roma dopo il caso di Roberto Spada ad Ostia». Così sono scattate le manette per Antonio Casamonica (26 anni) e tre Di Silvio: Alfredo (22 anni), Vincenzo (28 anni) ed Enrico (71 anni), quest’ultimo ai domiciliari. Ai quattro la Procura ha contestato il concorso nelle minacce, lesioni personali e danneggiamento con la pesante aggravante del metodo mafioso.
«È tutto nostro»
«Qui noi siamo i padroni, è tutto nostro», aveva urlato uno degli aggressori alla donna con disabilità che la domenica di Pasqua aveva cercato di prendere le difese del barista romeno. Durante le fasi degli arresti, una familiare di Casamonica ha colpito la telecamera della troupe di Nemo (Rai2), mentre altri hanno lanciato oggetti contro l’operatore. Dalle indagini è emerso che, anche nei giorni successivi al raid nel Roxy Bar, i Casamonica avevano continuato le intimidazioni per convincere il titolare a non presentare o a ritirare la denuncia. Inquirenti e investigatori hanno spiegato che «si sarebbe anche potuto procedere nell’immediatezza dei fatti a un fermo di polizia per il reato di lesioni, ma è stato deciso di dare una qualificazione giuridica più complessa (contestando la violenza privata e le lesioni personali pluriaggravate dall’aver agito in concorso, dai futili motivi, dall’utilizzo di un’arma impropria con l’ulteriore aggravante del metodo mafioso) a una vicenda che avrà processualmente una sanzione diversa, perchè si era subito capito che il caso non era da trattare in modo ordinario».
Indagini complesse
Dal primo all’8 aprile – secondo quanto chiarito in ambienti giudiziari – è arrivata la denuncia, una decina di giorni è servita per gli accertamenti urgenti. Oltre agli agenti del commissariato Romanina e alla Mobile, ha lavorato pure il Servizio Centrale Operativo. L’informativa finale, che qualificava il fatto come mafioso, è stata consegnata alla Dda che ha disposto altri approfondimenti. Poi è partita la richiesta cautelare al gip Forleo che in pochi giorni ha firmato il provvedimento dove scrive che «appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a “padroni” del territorio ove insiste il bar e che l’aggressione e la spedizione punitiva abbiano costituito una rivendicazione di tale diritto. C’è un’ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sotto il loro dominio». «Questa cooperazione interistituzionale conferma che in Italia non c’è spazio per alcuna impunità – ha commentato il ministro dell’Interno, Marco Minniti – uno speciale ringraziamento alla Procura di Roma che con straordinaria professionalità ha coordinato le indagini».
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8 Maggio 2018
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