Assunta Sarlo
8:19 am, 18 Aprile 18 calendario

Genitori a distanza nell’Italia degli Expat

Di: Redazione Metronews
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Per ogni ragazzo italiano che parte per andare a giocarsi la vita all’estero, ci sono due genitori che restano, ansiosi e speranzosi, a rimodellare un nuovo mondo fatto di skype, attese, assenze, voli low cost, nuove lingue. Racconta il lessico familiare dei genitori degli expat italiani la giornalista Assunta Sarlo nel libro Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza, (Cairo, 140 p., 13 euro)   in cui intreccia  dati e analisi con il proprio vissuto di madre di Costanza e Giacomo, studenti a Londra, e quello di altre nove coppie di genitori a distanza, tra cui anche Claudio Bisio.
Nel libro confronta il suo viaggio  dalla Calabria a Milano per studiare, con quello dei suoi figli all’estero, qual è la differenza?
Alcune dati psicologici sono simili, il senso di separazione dalla famiglia. Ma  ora i nostri figli vanno in mondi lontani, nuovi, dove noi come  genitori non possiamo trasmettere molte esperienze. Se mai siamo noi che dobbiamo imparare, come raccontano i genitori nel mio libro: nuove lingue, nuove abitudine, culture. Grazie a questi figli noi genitori allarghiamo gli orizzonti.
Cos’hanno  in comune queste famiglie che lei racconta?
Tutte hanno sostenuto i loro figli, ognuno in modo diverso, senza troppa enfasi. E tutte sono accomunate dalla preoccupazione per la situazione attuale dell’Italia  e dalla consapevolezza di avere una responsabilità: la nostra è una generazione che ha pensato poco al futuro e ha vissuto molto il presente. Il risultato è che ora si ritrova ad accompagnare i figli all’aeroporto, perché qui ora sia il presente che il futuro sono incerti.
Lei cita il demografo Rosina, che parla di “degiovanimento” dell’Italia.
È un processo che ci differenzia dagli altri paesi avanzati. Invecchiamo come tutti gli altri paesi solo che qui i giovani sono sempre di meno, sia perché sono mancate politiche attive sulla natalità sia perché i giovani se ne vanno e non tornano. Secondo l’Istat nel 2016 hanno lasciato   l’Italia  157mila residenti, nel 2010 erano solo 40mila. I dati ufficiali dicono che si iscrivono all’Aire (il registro anagrafico degli italiani all’estero) 150mila italiani all’anno, ma per esempio miei figli non lo sono, quindi il dato reale va moltiplicato per 2,5, di cui il 40% ha meno di 35 anni. E la metà sono diplomati e laureati.
I suoi figli torneranno?
Mia figlia non credo, è andata a Londra a fare un dottorato di filosofia politica spinta dagli stessi docenti con cui si era laureata perché qui  dottorati e carriera accademica sono bloccati. Mentre a Londra ha delle buone opportunità. Su mio figlio che è più piccolo è presto per dirlo. 
PAOLA RIZZI @aflowerinlife
 

18 Aprile 2018
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