Marco Scarci
8:10 am, 18 Aprile 18 calendario

Cervello in fuga ritorna Il chirurgo che non taglia i pazienti

Di: Redazione Metronews
condividi

«Quindi lei è un cervello in fuga di ritorno». Marco Scarci, 44 anni, giovane primario di chirurgia toracica  al San Gerardo di Monza dal 5 febbraio se l’è già sentito dire molte volte, e ride: «Qui in Italia siete tutti fissati su questa cosa». Lui invece vorrebbe parlare delle novità che in 2 mesi ha introdotto nel suo reparto, riducendo da 15 a uno o due giorni la degenza di pazienti operati di tumore al polmone, grazie ad una tecnica chirurgica mininvasiva e all’esperienza fatta in 14 anni tra Malta, Canada e Gran Bretagna. Lì è stato primario di due importanti ospedali, il Papworth a Cambridge, eccellenza della chirurgia cardiotoracica, e l’University College London Hospital. A spingerlo a tornare non la Brexit: «Ho una moglie inglese e la doppia cittadinanza, nessun problema». Se mai ragioni di famiglia, il padre malato. Dal centro di Londra alla capitale della Brianza: «Un bel salto».
Ma perché se n’era andato?
In Italia gli specializzandi hanno più difficoltà ad affermarsi, i posti sono limitati, i tempi più lunghi. Io ho avuto la possibilità appena laureato a Chieti di andare a fare un’esperienza a Malta. Pensavo di rimanerci tre mesi. Invece sono rimasto tre anni. Sono andato a completare la mia formazione a Londra, in Canada e poi la carriera in Inghilterra.
È stata dura?
In Gran Bretagna nella chirurgia toracica non c’è molta concorrenza. Gli inglesi preferiscono altre specialità meno lunghe, anche perché si indebitano per fare l’università, fino a 70mila sterline. Per questo hanno bisogno di medici dall’estero.
È in Gran Bretagna che ha messo a punto questo nuovo metodo che sta applicando al San Gerardo?
Veramente l’ho imparato da un collega spagnolo. Io vado molto in giro ad imparare, bisogna essere umili.
In che cosa consiste?
Con la chirurgia tradizionale se dobbiamo asportare un tumore polmonare facciamo un’incisione di 20 centimetri e la divaricazione delle coste, in anestesia totale. Con la tecnica mininvasiva basta un’incisione di 3 centimetri senza demolizione della parete toracica. Risultato meno dolore e decorso operatorio più rapido. Inoltre per pazienti con particolari criticità che sconsigliano l’anestesia generale con intubazione, per esempio i cardiopatici, si può procedere solo con la sedazione.
Quindi meno dolore per i pazienti, letti liberati più in fretta e più operazioni e prestazioni?
Il mio scopo è far star meglio i pazienti, ridurre l’aggressività del gesto chirurgico, non aumentare il budget. A Cambridge quando sono arrivato si facevano 70 resezioni polmonari, dopo 210, non perché si liberavano i posti letto ma perché si potevano operare pazienti inoperabili con la tecnica tradizionale. Ho appena eseguito un intervento su una signora di Napoli che nessuno voleva operare e il giorno dopo se n’è andata con le sue gambe.
In Lombardia c’è appena stata l’ennesima retata di primari. Che ne pensa?
Guardi non ho proprio seguito.
Ci ha rimesso  sul piano economico a tornare in Italia?
Eh…
PAOLA RIZZI @paolarizzimanca
 
 

18 Aprile 2018
© RIPRODUZIONE RISERVATA