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8:16 pm, 16 Marzo 18 calendario

Un’app che, dopo morti, ci trasforma in zombie

Di: Redazione Metronews
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Il Signor Rossi è ormai anziano, si trova in un letto di ospedale, stanco e affaticato: sta per morire. Lentamente chiude gli occhi e con uno sguardo sereno verso la sua famiglia se ne va per sempre. E se non fosse per sempre? Se a ognuno di noi venisse data la possibilità di poter risentire la voce del proprio amato o dei propri  genitori scomparsi? Così come cita Roberto Benigni: “Morire non mi piace per niente, è l’ultima cosa che farò”. Oggi potremmo rispondere che potrebbe non essere l’ultima cosa che si farà.
Nella seconda stagione di “Blak Mirror” nella puntata intitolata “Torna da me”, si può notare come la tecnologia insieme alla fantascienza hanno permesso di recuperare tutte le informazioni della persona scomparsa per poter continuare a comunicare con lui tramite tablet e smartphone. Probabilmente tanto assurdo questo concetto non è: l’israeliano Moran Zurr, ex Ceo di una società finanziaria licenziatosi per creare la startup appena la moglie si è ammalata di cancro, ha inventato un’app, “SafeBeyond”, che permette alle persone di lasciare dei messaggi che verranno poi inviati dopo la loro morte. L’applicazione consente di impostare il rilascio automatico in momenti particolari come compleanni e anniversari.
Ciò che per molte persone potrebbe risultare un’idea raccapricciante per il Canada invece non è così. È già diventata una vera usanza quella di lasciare, prima della propria morte, dei messaggi registrati con la propria voce e di farli “recapitare” al destinatario in una data prestabilita.  Quello che viene notato, al di là dell’etica del concetto di morte in se e per sé, è una posticipazione nell’affrontare il dolore del lutto: facendo ciò non verrà mai realmente accettato l’abbandono di una persona. Da un punto di vista prettamente psicologico, la sofferenza, per quanto possa spaventare, è purtroppo necessaria per affrontare il dolore e imparare ad accettare la perdita di una persona cara.
GIORGIA BONDANINI

16 Marzo 2018
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