San Valentino, oggi vince l’amore a “termine”
ROMA. È tutta colpa delle promesse non mantenute dai genitori dei millenials se anche l’amore è diventato a termine: sono loro che hanno gonfiato le statistiche dei divorzi e dei conflitti. Secondo le statistiche, solo negli Stati Uniti il 52,7 per cento dei matrimoni finisce con il divorzio. Nel 2017 c’erano 110 milioni di persone divorziate, vedovi o single. La generazione dei cosiddetti “baby boomer”, nati tra il 1946 e il 1964, è quella che ha reso possibile questo record
Nel 1858, il medico britannico William Farr definì il matrimonio una condizione salutare, ma sembra che non sia più così. I ricercatori tedeschi Eva Luciano e Ulrich Orth hanno studiato più di 9000 adulti nel 2017 e hanno pubblicato l’indagine “Relazioni romantiche e sviluppo dell’autostima”: le relazioni che falliscono nel breve periodo minano l’autostima mentre i single stanno meglio, non solo, adottano anche abitudini più salutari rispetto a quelli impegnati.
Quali sono, dunque, i problemi principali che riguardano i single e le coppie? Metro lo ha chiesto ad Annie Acevedo, psicologa, esperta di relazioni, genitorialità e apprendimento. «Innanzitutto l’incapacità di rimanere in una relazione a causa della mancanza di tolleranza. La gente di oggi vuole tutto facile, veloce e divertente. E mettono da parte tutto ciò che richiede investimenti di tempo e dedizione. Ma una buona relazione è un lavoro».
Come è cambiato il concetto di relazione?
Le coppie sono molto riluttanti a sposarsi, di solito vivono insieme ma di fatto vivono separati durante la settimana e si vedono solo i fine settimana. Non c’è più la convivenza quotidiana che è molto difficile per molti. E quelli che vogliono sposarsi lo fanno sempre più tardi.
Cosa ha influenzato questo cambiamento?
L’esempio dei genitori conta. Dopo aver visto divorzi, molti conflitti e molti scontri, le nuove generazioni sono molto più caute.
Felipe Herrera Aguirre
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