Antibiotico-resistenza
7:00 am, 30 Gennaio 18 calendario

L’allarme dell’OMS Record di batteri resistenti

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus,  Streptococcus pneumoniae e Salmonella. Sono creature pericolosissime: i batteri più forti, oggi praticamente invincibili secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha appena pubblicato il primo rapporto sulla sorveglianza dell’antibioticoresistenza. Sono 500 mila i casi di infezioni dovute alla resistenza agli antibiotici in 22 paesi del mondo.  Tra i pazienti con sospetta infezione  – spiega l’Oms – la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati varia enormemente tra i diversi Paesi, da zero all’82%. La resistenza alla penicillina, usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite, varia da zero al 51% tra i paesi segnalanti. E tra l’8% e il 65% di E. coli associato a infezioni del tratto urinario ha presentato resistenza alla ciprofloxacina, un antibiotico comunemente usato per trattare questa condizione. «Il rapporto conferma la grave situazione di resistenza agli antibiotici in tutto il mondo», spiega Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell’OMS. «Alcune delle infezioni più comuni del mondo e potenzialmente piuù pericolose, si stanno dimostrando resistenti ai farmaci», aggiunge Sprenger.  «Il rapporto è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell’entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale», spiega Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza dell’OMS.  
Le cause
Le cause dell’aumento esponenziale delle resistenze batteriche non risiede solamente nell’abuso o nel cattivo uso degli antibiotici. L’iper-prescrizione la fa da padrone, ma anche l’interruzione di una terapia antibiotica da parte del paziente perché clinicamente guarito, l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi di bestiame, pollame e prodotti ittici, la scarsa igiene personale e all’interno degli ospedali, la mancanza di nuovi antibiotici, più potenti e in grado di contrastare l’aggressione dei batteri più difficili da eradicare.
 L’Italia è tra i Paesi europei con percentuali di resistenza più elevate. Terza nella sfortunata classifica, dopo Grecia e Turchia, in Italia il fenomeno è andato raddoppiando passando da una media del 16,17% nel 2005 al 33-34% in meno di 10 anni, tanto che oggi fino a 1 paziente su 10 va incontro a un’infezione batterica multiresistente. Sul fronte dei batteri negativi, nel nostro Paese è diffusa soprattutto la specie batterica Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, inclusi i carbapenemi. La percentuale di resistenza a questa classe di antibiotici in K. pneumoniae è pari al 34%. Per contrastare il fenomeno in Italia esiste un Piano di contrasto del ministero della Salute, che prevede una riduzione nell’uso di antibiotici del 10% entro il 2020.
METRO
 

30 Gennaio 2018
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