Rivoluzioni che cambiano il mondo
6:45 pm, 14 Gennaio 18 calendario

Rivoluzioni tranquille per salvare il mondo

Di: Redazione Metronews
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Roma – C’è un posto, in India, dove l’intuizione di un giovane ingegnere ha reso verde un deserto, produttiva una terra arida, sfamata una popolazione ridotta alla povertà. C’è una parte di Detroit dove l’assenza di prospettiva e la miseria che ne è derivata oggi è economia solidale capace di dar da mangiare ai poveri grazie agli orti sociali fondati da un giovane afroamericano. In tutto il mondo la rivoluzione è già iniziata. Anzi, le rivoluzioni. “Un milione di rivoluzioni tranquille” è il libro della giornalista francese Benedicte Manier  che ha girato il mondo alla ricerca delle buone pratiche che stanno cambiando la vita non solo i singoli cittadini ma a intere comunità. Un libro che mette ottimismo, che insegna come viaggiare leggeri, consumare meno, senza rinunciare a nulla. Per la prima volta il libro fu pubblicato in Francia nel 2012. Da poco è uscita in Italia l’edizione aggiornata (Nutrimenti) al 2017.
«Ho scoperto come i cittadini possono portare soluzioni sostenibili nate dal basso a problematiche come la desertificazione, l’inquinamento, la povertà o la fame», dice a Metro la giornalista francese.
Qual è stata la sua esperienza più importante?
Difficile individuarne una sola. In India, ho visto la trasformazione spettacolare di un deserto in una zona ricca di agricoltura biologica. Ho anche visto come l’intera città americana di Detroit si sta riprendendo dal fallimento dell’industria automobilistica attraverso l’agricoltura urbana. E più in generale, è emozionante vedere una nuova generazione rendere verde una città, creare laboratori Fab, e cooperative per condividere abitazioni, lavoro, consumi o energie rinnovabili. Ovunque nel mondo, una giovane generazione vuole vivere e lavorare meglio.
Lei pensa che queste rivoluzioni possano davvero cambiare il mondo?
Potrebbero cambiarlo se fossero moltiplicate, riprodotte su una scala più grande. Allora potrebbero influenzare le decisioni politiche e la transizione ecologica andrebbe più veloce.
In Italia ha visto lo stesso fermento cooperativo di altri Paesi?
L’Italia ha uno dei più grandi movimenti cooperativi in Europa e un settore economico solidale strutturato. È anche il luogo in cui Carlo Petrini ha creato il movimento Slow Food, che è diventato globale e diffuso… E come in altre parti del mondo, i giovani sono coinvolti in nuovi stili di vita, più solidali e più ecologici. Si sentono preoccupati dagli alimenti biologici locali (I Gas, Gruppi di acquisto solidale, per esempio), dalle energie rinnovabili, dalle finanze etiche (Banca Etica), dagli alloggi di coworking. Gli italiani sono certamente impegnati in questo cambiamento globale di stato d’animo.
 
Uno sguardo in giro
India: restituire l’acqua alla terra
Nello stato indiano del Rajastan tre quarti della sua superficie sono classificati in deficit idrico grave. È l’epicentro di una desertificazione che sta coinvolgendo tutto il nord ovest dell’India e milioni di cittadini.
Finchè non arriva nel distretto nel 1985 Rajendra Singh che ascolta da un contadino il racconto di come un tempo l’irrigazione fosse assicurata dai johads, bacini di terra concepiti per raccogliere l’acqua piovana e farla infiltrare nel suolo. Singh vuole reintrodurre questo sistema ma nessuno lo segue. Allora procede da solo: per tre anni scava dalle dieci alle 12 ore al giorno e quando, alle prime piogge, il johad immagazzina acqua tutti capiscono che quello è l’unico sistema per riavere raccolti e non morire di fame. Nascono comunità di contadini, consigli democratici dove gli stessi contadini riescono a gestire lavori e pozzi. Oggi la terra produce tre raccolti l’anno e il sistema si è diffuso in tutto il Paese.
 
Detroit: dalla disoccupazione all’agricoltura
Dopo il fallimento dell’industria automobilistica, a Detroit i tassi di disoccupazione sono altissimi e gran parte della popolazione rischia la fame. Anzi, rischiava. Tutto è cambiato quando Mark Covington, un afroamericano, con i suoi amici, hanno occupato un ettaro di terreno all’interno di un parco seminando ortaggi e coltivando frutta biologica. L’amministrazione ha lasciato fare e adesso nel quartiere di Mak solo il 25% delle persone ha un lavoro ma nessuno muore di fame grazie alla diffusione degli orti solidali.
 
Usa: salviamo le librerie
A Ithaca, città universitaria dello Stato di New York una libreria era a rischio chiusura così un gruppo di locali ha organizzato una raccolta fondi e ne ha ripreso la gestione in cooperativa. La libreria Buffalo Street books è oggi un’attività prospera che offre molti servizi alla comunità. Negli Usa oggi sono più di 300 gli esercizi commerciali, soprattutto alimentari, ripresi in comproprietà da gruppi di residenti.
Inghilterra: cogestire i pub
Nelle campagne inglesi sono stati riscattati dalla popolazione locale 330 negozi di quartiere fra cui numerosi pub come il Pengwern, un pub vecchio di tre secoli nel paese di Llan Ffestiniog nel Galles, acquisito in cooperativa dagli abitanti.
Nord Europa: ridurre lo spreco alimentare
In Danimarca, dove si gettano 700 mila tonnellate di alimenti ogni anno, il supermercato WeFood, a Copenaghen, vende alimenti dalla confezione rovinata o scaduti, ma ancora sani, a un prezzo ridotto del 30 o 50%. In Germania la piattaforma foodsharing.de consente alle famiglie, commercianti o ai produttori di distribuire alimenti invenduti a chi ne ha bisogno tramite la geolocalizzazione. . Creata a Berlino, questa rete si è diffusa in tutta la Germania, Austria, Svizzera, Francia e anche in California e Inghilterra.
STEFANIA DIVERTITO

14 Gennaio 2018
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