Elezioni
7:55 pm, 26 Dicembre 17 calendario

Gentiloni al Quirinale Mattarella scioglie le Camere

Di: Redazione Metronews
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Le elezioni si svolgeranno il 4 marzo. Il capo dello Stato ha sciolto le Camere dopo che  il premier Paolo Gentiloni è salitoal Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Mattarella. Il presidente del Consiglio dovrebbe restare in carica per gli affari correnti, d’intesa con il Quirinale, anche in vista di una fase che potrebbe essere politicamente difficile da gestire nel caso in cui, ipotesi del tutto verosimile, dalle urne non dovesse uscire una maggioranza chiara.    L’atto formale col quale vengono sciolte le Camere e convocate nuove elezioni è contenuto in un decreto del presidente della Repubblica. Mattarella, quindi, sentiti i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, per un parere obbligatorio ma non vincolante, dispone lo scioglimento.
Scioglimento  Camere. Nell’articolo 88 della Costituzione si legge infatti che “il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”.    Dopo aver ricevuto i presidenti dei due rami del Parlamento, il capo dello Stato firma il decreto presidenziale di scioglimento. Il Consiglio dei ministri si riunisce per approvare lo schema di decreto col quale si fissa la data per lo svolgimento delle elezioni politiche e quella per la prima riunione delle nuove Camere. Anche quest’ultimo decreto è firmato dal presidente della Repubblica. In genere lo scioglimento delle Camere, la data del voto e quella della prima seduta del nuovo Parlamento vengono comunicati con una nota del Quirinale.
Nuove Camere. L’articolo 61 della Costituzione recita cosi’: “Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”.    Quindi, si prevede che la prima riunione delle Camere abbia luogo “non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni” e così se si votasse il 4 marzo, la prima seduta dovrebbe esserci entro il 24 marzo. Da quel momento si procede all’elezione dei due presidenti, che avvengono al Senato in quattro scrutini al massimo, alla Camera con votazioni ad oltranza fino a che un candidato non ottenga la maggioranza assoluta dei voti. 
Sempre nel caso il risultato delle elezioni politiche non sia  così chiaro da indicare una maggioranza di governo, nei giorni subito dopo il 4 marzo ci saranno contatti tra le diverse forze politiche e, informalmente, anche con il Colle. Si potranno creare intese che potranno anche ‘scavalcare’ le coalizioni. Intese che avranno il primo banco di prova nell’elezione dei due presidenti delle Assemblee e che, come è già successo in passato, potranno anche essere ‘impallinate’ dal voto segreto dei parlamentari. Se due o più partiti raggiungessero infatti un accordo per l’elezione di una personalità e questa venisse bocciata nel segreto dell’urna, infatti, l’accordo politico-istituzionale potrebbe cadere facendo tramontare la possibile intesa anche in vista della formazione del governo. In passato l’elezione del presidente del Senato è stata a volte addirittura un passaggio cruciale per raggiungere poi una maggioranza che altrimenti sarebbe stata zoppa. 

26 Dicembre 2017
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