Guerritore fra “Mariti e mogli” al Quirino
ROMA Un caposaldo della moderna comicità per ridere di gusto e riflettere sulla crisi della coppia moderna. C’è tempo fino al 17, al Quirino, per Mariti e mogli, adattato, diretto e interpretato da una grande Monica Guerritore.
Qual è stato il lavoro drammaturgico che ha fatto sulla storia originale?
Innanzitutto ho condensato le vicende in un solo giorno, seguendo la regola dell’unità spazio-temporale che continuo a ritenere fondamentale nel teatro. E poi ho ottenuto di poter ambientare le vicende in una sala da ballo, luogo perfetto per lo sviluppo del plot del film.
È rimasta fedele allo spirito dissacratore di Woody Allen?
Certo, anche dove sono intervenuta con testi miei o di altri autori. E poi i dialoghi di Allen sono eccezionali, vincenti. Non si può proprio pensare di cambiarli.
L’avventura extra-coniugale può essere l’ancora di salvezza per una coppia in crisi?
Se chi tradisce cova dentro la speranza di farsi scoprire per poi essere riaccolto, magari rinnovato nello spirito e nel desiderio, forse sì. Potrebbe essere un “disegno”, qualcosa di accettabile.
Si è trovata bene sulla scena con l’altra protagonista, Francesca Reggiani?
Lei è semplicemente fantastica. Quando esce dal ruolo d’imitatrice, oltre a essere una grande attrice, ha una perfetta naturalezza borghese che le permette di entrare subito in una parte come questa e di creare d’acchito una forte empatia con il pubblico.
DOMENICO PARIS
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